domenica 16 giugno 2013

GIANTS OVER PATS – STORIA DI UN MIRACOLO SPORTIVO (Second Half)


Dicono che i miracoli avvengono una volta sola. Dicono che, solitamente, se una squadra vince in maniera incredibile, questo non si ripeterà più e quella formazione tornerà nell'ombra e, se mai, ricapiterà ancora nella medesima situazione, con la medesima possibilità di vincere, contro i medesimi avversari, si farà giustizia sportiva e i valori in campo si mostreranno per ciò che sono veramente. Ecco, parlatene con i New York Giants e con Eli Manning. Soprattutto, però, provate a chiedere a Tom Brady e ai New England Patriots che cosa ne pensano di questo e degli uomini della Grande Mela. Vi raccomando cautela, non vorrei vi usassero come pallone nei loro prossimi allenamenti.

Sfumata 5 anni prima, la stagione (quasi) perfetta di New England, restava un ricordo e un sogno perso all'ultima corsa, all'ultimo assalto, negli ultimi 60 minuti di gioco. I Patriots non si erano però persi d'animo e avevano collezionato una serie di qualificazioni alle partite che contano, anche se non erano mai arrivati a giocarsi il Super Bowl dopo la famosa notte di Phoenix. Ecco però che, nella regular season 2011, con un record di 16-3 sembravano essere tornati ai vertici e, di certo, lo erano in AFC, che avevano terminato quell'anno al posto #1, per la prima volta sempre dal 2007. La prima gara di post season portò a diversi record di franchigia per i Pats: 5 passaggi da touchdown di Brady prima dell'intervallo (6 a fine gara), 509 yards totali guadagnate, 45 punti e 35 di margine dai Broncos, letteralmente demoliti dagli avversari. Contro i Ravens, però, non ebbero allo stesso modo vita facile, tanto che la gara restò in bilico fino all'ultimo, con Sterling Moore, safety di NE che forzò, con la sua difesa impeccabile Baltimore ad un field goal da 32 yards per andare all’overtime. Billy Cundliff, però, lo sbagliò, e con lo score finale di 23-20 i Patriots si riguadagnarono la partita decisiva per il titolo. Nonostante le difficoltà contro la numero 2 di conference, la squadra sembrava essere tornata ai fasti di 5 anni prima, dimostrando una certa superiorità sulle avversarie incontrate. Era tempo di un nuovo titolo, che mancava dal 2003. Dall'altra parte, però, non potevano mancare i New York Giants, pronti, nuovamente, a rovinare la festa a Brady e compagni.

Esattamente come 5 anni prima, la stagione regolare dei Giganti non fu eccezionale, né esaltante. Qualificatisi alla posizione numero #4 in NFC, si erano guadagnati il wild card match, questa volta giocato tra le mura amiche, contro i Falcons di Matt Ryan. Nonostante l'iniziale vantaggio di due punti di Atlanta, i newyorkesi schiacciarono le pretese degli avversari quasi doppiando le loro yards guadagnate e limitando a sole 4 le conversioni di terzo e quarto down su 17 tentate. La fiducia acquisita non bastava, però, in quanto ora bisognava andare a Green Bay a sfidare la prima forza della stagione NFC e le premesse erano tutte a sfavore dei Giants. Per il secondo anno consecutivo e per la quarta volta negli ultimi 5 anni, con una moda cominciata proprio dalla squadra vincitrice del Super Bowl XLII nel 2007, però la prima forza di conference viene eliminata nel divisional round. I Packers finiscono al tappeto di fronte a uno straripante Manning da 330 yards (record personale in postseason) e 3 lanci da touchdown e, per il sesto anno di fila, i vincitori del titolo della stagione precedente escono alla prima di playoff. Gli ultimi avversari dei Giganti sulla strada verso la finale sono i 49ers e qui la storia sembra ripetersi, quasi a far presagire un altro miracolo sportivo. Il punteggio non differisce molto da quello dell'NFC Championship Game di 5 anni prima, 20-17 (fu 23-20 contro i Packers), ma la gara si decide sempre in overtime e sempre grazie ad un field goal decisivo di Lawrence Tynes. Con queste premesse i Giants corrono in finale, pronti ad affrontare nuovamente i Patriots per estirparli di un altro titolo e portare Eli Manning e i suoi compagni dritti nella storia della NFL.

Al Lucas Oil Stadium di Indianapolis, i 12 punti di margine del 2007 prima si erano ridotti a 2.5, ma gli uomini del New England restavano favoriti sugli avversari e, spinti da una grandissima voglia di rivincita, erano pronti a dimostrare che i miracoli, come si dice solitamente, accadono una volta sola. I newyorkesi però, esattamente come nella finale precedente, non si sentivano il capro espiatorio della furia di Brady e compagni e con una fiducia certamente maggiore che nel 2007 si apprestavano a fare doppietta.

Terzo team dopo i Rams del 1979 e i Cardinals del 2008 a raggiungere la finale nonostante sole 9 vittorie in regular season, i Giganti si portarono sul 9-0 già nel primo periodo, dopo un errore di Tom Brady che, mentre stava lanciando, aveva superato la metà campo senza ricevitori nonostante fosse nella sua end zone, ed un touchdown da 78 yards in 9 azioni chiuso dal passaggio di Manning per Victor Cruz. Fu allora però che Brady sfoderò un saggio della sua classe, con 8 completi consecutivi, guidando i suoi, dopo un field goal di Gostkowski dalle 29 yards, fino al touchdown del vantaggio, completato da Woodhead per il 10-9 Patriots all'intervallo lungo.

Con un altro drive degno della sua fama, il quarterback di New England portò Aaron Hernandez a festeggiare in end zone per il 17-9 che sembrava incanalare la sfida sui binari dei Patriots che, con un vantaggio superiore al singolo touchdown e una rinfrancata vena realizzativa, si potevano permettere più di un desiderio di stringere le mani sul Lombardy Trophy. New York rispose subito però con un field goal di Tynes dalle 20 yards che riportò i suoi a contatto. Dopo un paio di azioni da nulla di fatto, con 4.06 sul cronometro dalla fine del match, la prima delle due azioni cruciali per il risultato finale fu un clamoroso incompleto di Wes Welker sulle 44 yards dei Giants. Un lancio perfetto di Brady per il suo ricevitore, scattato precisamente e pronto a convertirlo in un primo down che avrebbe praticamente chiuso i conti. Incredibilmente però Welker, ricadendo a terra, si lasciò sfuggire il pallone e i Patriots chiusero quindi un drive decisivo senza punti a referto. Il miracolo però, con 3.46 rimasti e partendo dalle proprie 12 yards, sempre sul punteggio di 12-17 per gli avversari, doveva ancora compiersi. Eli Manning era pronto per essere nuovamente l'uomo della Provvidenza newyorkese.



Un lancio incredibile del quarterback, marcato stretto dai difensori avversari e pericolosamente vicino alla propria end zone, portò Mario Manningham alla ricezione più importante della sua carriera, una meravigliosa presa sul bordo sinistro del campo a contatto con la linea dell'out. 38 yards di guadagno, Giants balzati inverosimilmente a metà campo, con un'azione degna dell'”helmet catch” di 5 anni prima, e pronti a portarsi verso la end zone avversaria e verso un'altra vittoria di dimensioni epiche. Dopo un paio di prese ancora del receiver eroe di giornata, il running back Amhad Bradshaw, con 1.03 sul cronometro, chiudeva un drive eccezionale e storico con una stranissima corsa verso la end zone, quasi a voler guadagnare qualche secondo fermandosi sulla linea finale e guardando gli avversari increduli e distrutti da una nuova rimonta completata dai Giganti nei loro confronti a pochi attimi dal termine. Con 57 secondi rimasti, NY fallì l'opportunità della conversione da 2 punti e la palla passò a Brady per un disperato tentativo di andare dall'altra parte del campo. Il cronometro si azzera sull'ultimo lancio utile del quaterback di New England verso la end zone, dove Aaron Hernandez non riesce nella presa, ben braccato dai difensori dei Giants. É finita, è finita. E ancora una volta i Patriots si devono inchinare e lasciare il Lombardi Trophy a New York.




Eli Manning, dunque, aveva lanciato ancora una volta la sua squadra verso il titolo e si era guadagnato il secondo titolo di MVP del Super Bowl che, per la seconda volta, finiva nelle mani dei Giants, ancora una volta miracolati dopo un inizio di stagione difficile e dei playoff assolutamente incredibili. Manning, l'uomo degli ultimi minuti, l'uomo dei lanci impossibili, l'uomo della Provvidenza, era ancora una volta sul tetto dell'olimpo e guardava tutti dall'alto al basso. 

Nessun commento:

Posta un commento