giovedì 31 ottobre 2013

WEEK 8 : COLORI, EPISODI ED EMOZIONI

Implacabili i Chiefs mettono a segno la loro ottava vittoria in otto gare e sono a un passo dalla post season, deprecabili invece i Jaguars subiscono invece l'ennesima durissima sconfitta e sembra davvero che possano chiudere la stagione senza gioie. Tante bellissime partite che andiamo ad analizzare subito, partendo dal miracolo di Detroit!


E di miracolo si tratta, nel vero senso della parola, visto che a Motown la partita è da leggenda, soprattutto negli ultimi 15 minuti e, soprattutto, per un uomo chiamato Calvin Johnson. All'inizio però, benché Megatron scaldi le mani con il touchdown che apre la sfida sul 7-0, è Dez Bryant, suo rivale di giornata nella sfida tra i due receiver più forti della Lega, a fare il fenomeno. La sua presa per la segnatura del 10-7 è un concentrato di talento e tecnica. Ricezione a una mano, tenendo la palla sopra la spalla e chiudendo la presa con la destra, mentre due avversari cercano di fermarlo. Questo e poco più nei primi tre quarti di gioco, un 13-7 Dallas per introdurre il periodo più emozionante dell'anno. Parte Terrence Williams con un touchdown da 60 yard per il 20-7 Cowboys, Joique Bell corre per la segnatura da 1 yard e accorcia le distanze. Bryant è on fire e regala il terzo touchdown pass a Tony Romo con un'azione da 50 yard chiusa in end zone, ma Reggie Bush ancora con la corsa da 1 yard riporta le distanze sull'ordine dei tre punti sul 27-24 per Dallas. Romo getta al vento il drive successivo, Stafford però si fa intercettare a 1.25 dal termine e la partita sembra finita. I Cowboys fanno scorrere più tempo che possono e i Lions usano tutti i loro timeout, prima che Bailey metta a segno il field goal del 30-24. La palla però è di nuovo dei padroni di casa, che hanno 40 secondi per il miracolo. Megatron nel frattempo, con alcune giocate strepitose ed altre al limite del disumano, è a quota 290 yard guadagnate in giornata, per la quinta volta in carriera sopra le 200, ma a così poco dalle 300 per darsi per vinto. Johnson supera con la prima presa del drive la fatidica quota, ma nell'ultima azione offensiva chi decide il match è soprattutto Stafford. Prima trova Durham con un lancio perfetto sulla linea laterale che porta i Lions sulle 23 avversarie dalle proprie 30, poi ancora Megatron per la ricezione sulla linea da 1 yard ed infine con 14 secondi rimasti si erge sui compagni per spingere la palla oltre la linea del touchdown per il decisivo 31-30 finale a favore del team di Motown. Il quarterback da Georgia chiude la gara con 488 yard lanciate, di cui 329 a favore di Calvin Johnson che, a maggior ragione con la vittoria finale, annulla le sole 72 di Bryant, con la seconda miglior prestazione di sempre per un receiver. Se si pensa che il totale di yard, tanto su corsa quanto su passaggio, dei Cowboys in giornata si ferma a 242 si ha un'idea dell'impresa sportiva compiuta dal receiver di Detroit. I Lions salgono a 5 vittorie, ferma a 4 Dallas.

Le migliori prestazioni di giornata nel ruolo di quarterback vengono da New Orleans e Cincinnati, nelle vittorie di Saints e Bengals su Bills e Jets, mentre pessime prestazioni per tutti i QB nella sfida tra Broncos e Redskins. Buffalo comincia la sfida con 2 fumble di Thad Lewis, ma il quarterback risponde al touchdown iniziale di Lance Moore con il passaggio a Steve Johnson del 7-7 iniziale. Kenny Stills mette a segno una splendida segnatura da 69 yard e Jimmy Graham torna alla ribalta portando a tre i passaggi da touchdown di Drew Brees all'intervallo. Il quarterback dei Saints chiuderà con 26/34 per 332 yard e ben 5 TD pass, di cui gli ultimi due ancora a Graham e Stills, che decidono il match sul 35-17 per i padroni di casa. Il rookie da Oklahoma, in particolare, con le sue 129 yard guadagnate e una prestazione eccellente, è la sorpresa di questo inizio di stagione fatto di sei vittorie e una sconfitta per New Orleans. Quinta sconfitta per Buffalo. Un Andy Dalton da 19/30 per 325 yard e 5 TD pass trova la miglior connection di giornata in Marvin Jones, che riceve 8 volte per 122 yard e ben 4 touchdown. La partita è a senso unico con i Bengals che dominano tanto in attacco quanto in difesa. Chris Cocker e Adam Jones si iscrivono al tabellino con gli intercetti a Geno Smith riportati in end zone e la sfida si chiude con un deprimente 9-49 per i Jets, incapaci di controllare la forza degli avversari, oggi particolarmente ispirati anche offensivamente. Cincinnati vince la sua quinta partita, mentre New York e Smith si confermano la compagine e il giocatore più altalenanti della Lega, alternando una vittoria e una sconfitta per quattro vinte e quattro perse finora. È difficile definire una prestazione da 30/44 per 354 yard e 4 TD pass una brutta prestazione, ma è altrettanto facile trovarsi a lanciare verso tre receiver da Pro Bowl, a cui aggiungere il runningback più in forma della Lega, questa settimana anche e soprattutto in versione ricevitore, e uno dei tight-end più completi di tutta la NFL. Se ai dati sopra citati si aggiungono tre intercetti e un fumble, ecco spiegata la giornata negativa di Peyton Manning. Peggio di lui, molto peggio, fanno però i quarterback in maglia Redskins: Robert Griffin delude con un 15/30 da sole 132 yard per 1 TD pass con 3 palle perse e prende una quantità considerevole di colpi dalla difesa avversaria, tanto da lasciare il campo infortunato, ma il suo sostituto Kirk Cousins riesce a farsi intercettare due volte in nove lanci. Washington non mette a frutto un vantaggio di 21-7 a metà terzo periodo. Degni di nota sono le due "rubate" di DeAngelo Hall a Manning e, finalmente per loro, la grande prestazione della difesa di Denver, con un Von Miller tornato su livelli stellari che guida il reparto arretrato alla sua miglior performance dell'anno. Con i touchdown di Moreno, Welker, Demaryus Thomas e Dreessen su passaggio, oltre a quello di Ball su corsa, i Broncos vincono 45-21 grazie a un quarto periodo da 31-0 in loro favore. Sesta vittoria per il team di Mile High City, quinta sconfitta per la squadra della capitale.


Chi vince e sembra non fermarsi più è Kansas City, vincente sui Browns questa settimana, e con lei continua una marcia trionfale Seattle che con la sua difesa straordinaria ferma i Rams. Non basta il ventesimo quarterback diverso dal 1999 ai Browns per vincere la proibitiva sfida agli "imbattibili" Chiefs. Jason Campbell chiude con un onesto 22/36 per 293 yard e 2 TD pass, ma sbatte contro la difesa più costante e in forma della Lega. Inizia al meglio la sfida per KC con i due field goal di Ryan Succop e il touchdown di Anthony Sherman, che sblocca la mano di Alex Smith, dalla quarta giornata fermo senza lanci terminati in end zone. Josh Gordon riceve 5 lanci per 132 yard e accorcia le distanze, riportate però sull'ordine delle 13 lunghezze dalla grandissima segnatura di Dexter McCluster. Cleveland prova a rientrare nel match e ci riesce con il touchdown di Fozzy Whittaker, ma è un fuoco di paglia. La difesa dei Chiefs inizia a giocare come sa e la partita si conclude sul 23-17 per Kansas City. Cleveland alla terza sconfitta in fila, cinque totali in stagione. Non inizia bene l'avventura di Kellen Clemens come sostituto di Sam Bradford, out for the season in casa St. Louis, con due intercetti portati da Bruce Irvin e dal solito Richard Sherman, a quota 4 in stagione. Russell Wilson gioca al solito con grande intelligenza ed efficienza, chiudendo con 10/18 per sole 139 yard, ma due TD pass decisivi, entrambi diretti al vero protagonista di giornata, Golden Tate. La prima segnatura è di ordinaria amministrazione, la seconda occupa invece ben 80 yard e si conclude con Tate che saluta il difensore in modo molto provocatorio (forse un po' troppo presto, fino a essere quasi raggiunto!) ed entra in end zone. La difesa dei Rams però funziona e anche molto bene. Robert Quinn raggiunge i 10 sack in stagione con i 3 di giornata e altrettanti se li regala Chris Long. La partita è quindi ferma sul 14-9 Seahawks, ma con 1 minuto e 15 secondi dalla fine St. Louis si guadagna un primo e goal per vincere la partita. Le prime tre azioni non sono abbastanza con l'arcigna legione difensiva dei Seahawks, il field goal non basterebbe, ma una flag sul campo regala altre tre opportunità a Clemens per guidare i suoi alla sorprendente vittoria. Sono 7 in tutto le possibilità per i padroni di casa in red zone, tutte bloccate e rispedite al mittente da quello che è sembrato un vero e proprio muro eretto dai Falchi marini. Splendida vittoria per Seattle, la settima in stagione, quinta sconfitta per St. Louis.

Niners, Patriots e Packers si confermano tre ottime contender, che lotteranno fino in fondo per qualcosa di importante, come dimostrano le vittorie su Jaguars, Dolphins e Vikings. La seconda partita dell'anno a Londra vede di fronte San Francisco, reduce da quattro vittorie consecutive, e Jacksonville, che ha una media punti di 10.8, meno addirittura dei disastrati Lions del 2008 che chiusero la stagione con uno storico 0-16. Ben 221 yard su corsa bastano ai Niners per chiudere la contesa abbastanza in fretta, grazie alle due segnature di Frank Gore e alle due di un Colin Kaepernick tornato in gran forma, che aggiunge ai due touchdown un TD pass per Vernon Davis. Per capire la nullità dei Jags di questo inizio stagione basta aggiungere che il big man Dan Skuta si permette un touchdown da 47 yard dopo aver recuperato un fumble, con una corsa abbastanza goffa che lo porta comunque in end zone incontrastato. Finisce 42-10 Frisco, che sale a sei vinte in stagione. Era dalla sesta settimana del lontano 2003 che Tom Brady non lanciava solamente 25 yard nel primo tempo di gioco ed è presto spiegato il motivo dell'orribile partenza, sotto 3-17 dopo mezz'ora di gioco, di New England contro Miami. I touchdown di Brandon Gibson e Daniel Thomas portano i Dolphins avanti, ma il quarterback dei Patriots ha in programma una rimonta, che si concretizza con le segnature di Aaron Dobson e Brandon Bolden. La giocata della giornata è però quella difensiva che porta a uno dei due intercetti a Tannehill: il suo lancio laterale sulle 20 avversarie è impreciso, ma sta per finire fuori dal campo, quando Devin McCourty decide di sfiorarlo solamente e renderlo agibile alla presa del compagno Marquice Cole, che con un gran gioco di gambe torna sul terreno di gioco per toccarlo con entrambi i piedi con la palla in mano. Possesso a New England, che chiude la partita nel drive successivo grazie al touchdown di Stevan Ridley per il definitivo 27-17. Sesta vittoria in stagione per i Pats, mentre Miami perde la sua quarta gara di fila. Cordarelle Patterson non ci mette molto a far capire di che pasta è fatto e la partita tra Minnesota e Green Bay comincia con un ritorno del kick-off per il touchdown da 109.7 yard del 7-0 Vikings. Un Jordy Nelson da 7 ricezioni per 123 yard e 2 TD mette però subito a segno i suoi touchdown, ricevendo due veri e propri missili di Aaron Rodgers, e la partita cambia padrone. Il secondo quarto si chiude sul 24-17 grazie al ritorno di punt da 93 yard del rookie Micah Hyde e al touchdown da fenomeno assoluto di Adrian Peterson, che segna di prepotenza con una corsa da 8 yard unstoppable per la difesa avversaria. Rodgers aggiunge però 31 yard su corsa alle 285 su lancio e il rookie Eddie the hammer Lacy allarga la forbice sul 31-17. I tre touchdown su corsa, di James Starks per Green Bay e di Toby Gerhart e Christian Ponder per Minnesota, non cambiano la sostanza. Finisce 44-31 per i Packers, alla quinta vittoria stagionale, mentre i Vikings cadono per la sesta volta in sette match giocati.


Altra importante vittoria per Panthers e Giants, contro Buccaneers ed Eagles, si rialzano Cardinals e Raiders con i successi su Falcons e Steelers. Il pubblico di Tampa Bay, già visibilmente spazientito dal lavoro, pessimo finora, dell'head coach George Schiano, vede i suoi giocatori perdere la settima partita su sette gare giocate. La colpa è soprattutto di Cam Newton, che aggiunge al 23/32 per 221 yard e 2 TD pass anche 50 yard su corsa in 11 portate e 1 touchdown palla alla mano. Il quarterback diventa il primo nella storia NFL a far segnare almeno 50 passaggi da touchdown con almeno 25 touchdown su corsa in soli tre anni. L'acquisto estivo che avrebbe dovuto fare le fortune dei Bucs, Darrelle Revis, lotta e si danna l'anima per salvare la squadra, ma non è abbastanza. Finisce 31-13 per Carolina, alla terza vittoria di fila, quarta stagionale. Il ritorno di Michael Vick nelle file di Philadelphia parte subito male con un intercetto e finirà anche peggio, con sole 30 yard guadagnate e un nuovo infortunio che manda in campo Matt Barkley. Quest'ultimo sul 12-0 Giants, con 4 field goal messi a segno da Josh Brown, prima spedisce i suoi in red zone con un bel lancio, poi però subisce un sack con fumble annesso, recuperato da Jacquian Williams. Con quattro minuti rimasti sul cronometro il punteggio sembra saldamente nelle mani di New York sul 15-0 con un punt da calciare, ma Steve Weatherford, su uno snap lanciato malissimo e troppo alto per lui da raggiungere, si addormenta sulla linea del touchdown dove è rotolata la palla e Najee Goode recupera il possesso ed entra in end zone per il 7-15. Sull'ultimo possesso però Will Hill intercetta Barkley che cerca DeSean Jackson in profondità e la partita finisce così. Seconda vittoria per i Giants, quinta sconfitta per gli Eagles. A 30 anni e 57 giorni Larry Fritzgerald diventa il più giovane ricevitore della storia a ricevere 800 passaggi e festeggia l'avvenimento con un touchdown nella vittoria di Arizona su Atlanta. Chi fa la differenza sono, però, in positivo il rookie Andre Ellington, che corre per 154 yard in 15 portate con una segnatura ed in negativo Matt Ryan che lancia per 301 yard, ma si fa intercettare ben 4 volte dalla difesa dei Cardinals. La partita è racchiusa tutta in questi dati e termina 27-13 per Arizona, alla quarta vittoria stagionale, mentre per Atlanta è crisi nera, con la quinta sconfitta in sette partite giocate. Terrelle Pryor segna un record per i Raiders con il touchdown che apre la sfida contro Pittsburgh, il più lungo, con le sue 93 yard su corsa, della storia della franchigia. Darren McFadden, che aggiunge altre due segnature sempre su corsa, fa il resto e i primi tre quarti sorridono non poco ad Oakland, in vantaggio per 21-3 e in pieno controllo del match. Quando gli Steelers e Roethlisberger si svegliano negli ultimi 15 minuti, con un parziale di 15-0 in loro favore dato dai touchdown dei soliti Emmanuel Sanders e Le'Veon Bell, è troppo tardi. Finisce 21-18 e i Raiders trovano la terza vittoria in stagione, quinta sconfitta invece per Pittsburgh.

Incredibile come i Giants, grazie alla straordinaria vittoria dei Lions sui Cowboys, siano a sole due partite dai playoff nonostante sei sconfitte di fila iniziali. A metà stagione Broncos, Chiefs e Seahawks si confermano le squadre da battere, ma attenzione ai Niners che sanno solo vincere ultimamente. La bye week ha tenuto fermi tanti team questa settimana (Ravens, Chargers, Titans, Texans, Colts e Bears) e altrettanto farà per la Week 9 con Broncos, Jaguars, Giants, Lions, Cardinals e 49ers al palo. Non mancheranno però partite di sicuro interesse e tante emozioni, come ogni settimana!

martedì 29 ottobre 2013

NBA PREVIEWS - MOST INTERESTING TEAMS

Ballin' anticipa sogni e obiettivi di due team che cercano grandi risultati quest'anno, per migliorare ancora e puntare dritti alle Finals. Ce la faranno? Difficile a dirsi per ora, ma per noi saranno le sorprese ad Est e ad Ovest di questa NBA. Oltre a queste trovate i link alle nostre precedenti preview estive su altre franchigie ricche di talento e tutte da scoprire in vista del tip off di stanotte. Enjoy!


Chicago Bulls

Quando i Bulls, il 6 maggio scorso, vinsero 93-86 all'American Airlines Arena, in casa dei campioni in carica e tutt'ora titolari del titolo di campioni NBA, tutti gridarono al miracolo. Non tanto per la vittoria in sé che, per quanto Miami fosse la più forte compagine della Lega e giocasse in casa, è comunque possibile. Quanto perché a disposizione dello stratega e motivatore Tom Thibodeau mancavano all'appello Derrick Rose, Luol Deng, Richard Hamilton e Kirk Hinrich ovvero il più grande e abile talento della squadra, uno dei suoi migliori tiratori, il veterano di mille battaglie e una delle migliori e più esperte riserve della panchina. Eppure, nonostante gli Heat fossero al completo, i 9 leoni utilizzati dal coach portarono a casa la partita, con 27 punti di Nate Robinson. Fu un fuoco di paglia, perché Miami vinse le successive quattro partite, la serie, la Conference e il titolo, ma quel 6 maggio i Bulls diedero un segnale forte, fortissimo a tutta la Lega. Quando sarebbero rientrati i suoi uomini migliori, allora Chicago avrebbe dato filo da torcere a tutti e sarebbe seriamente tornata tra le grandi per ambire il titolo. Quel giorno sta per arrivare. All'esordio, stanotte contro, sempre loro, gli Heat, ci saranno tutti.

Tutti tranne proprio quel Robinson che era stato eroico nella notte di Miami e Marco Belinelli, grande protagonista della serie vinta precedentemente 4-3 contro i Nets, volati rispettivamente a Denver e San Antonio. Il rientro più atteso tra quelli citati prima è, senza alcun dubbio, quello di Rose. Unico giocatore in grado di "scippare" il titolo di MVP della Lega a LeBron e più giovane ad averlo mai vinto, Derrick è un talento cristallino e, potenzialmente, il playmaker più forte della Lega. Il ragazzo però non scende in campo da quel maledetto 28 aprile 2012 quando, in gara 1 di playoff contro Philadelphia, il legamento crociato anteriore sinistro ha fatto crack, lasciando Chicago senza la sua punta di diamante. Da allora nella Città del Vento è stato un continuo chiedersi quando sarebbe tornato in campo e la risposta è giunta solo al termine di quella famosa serie contro Miami. Rose si è preso un anno "sabbatico", senza giocare neppure un match né in regular season né nei playoff, per allenarsi al massimo, riprendere al meglio dall'infortunio comunque molto grave e tornare sul parquet al 100%, pronto a dominare nuovamente con la sua velocità nei movimenti, la sua agilità nello stretto e il suo primo passo a dir poco fulmineo. La differenza con e senza Derrick Rose è presto detta: nel 2010/11 Chicago ha chiuso la regular season col miglior record di tutta la NBA (62-20) ed è arrivata in finale di Conference perdendo solo dagli Heat; nel 2011/12 il record in prospettiva non è cambiato (50-16 causa lockout), ma appena hanno perso il loro miglior giocatore nella serie d'apertura contro i Sixers, i Bulls sono usciti mestamente in 6 match; nel 2012/13 la squadra ha chiuso con il modesto, ma non di certo ottimo, risultato di 45-37 e il quinto posto a Est e solo un miracolo contro Brooklyn ha permesso a Chicago di arrivare alla semifinale di Conference, con il risultato già stato esplicitato in precedenza. Si può dire con certezza che la squadra dell'Illinois sia da titolo con Rose tornato sul parquet? Difficile dirlo, dipende da molte variabili legate al suo infortunio e al feeling che ritroverà con il campo e con i suoi compagni, soprattutto considerato il suo gioco molto veloce ed esuberante, ma che deve fondarsi su basi fisiche solide. Il suo rientro non è però l'unica variabile positiva in casa Bulls.



Deng durante tutta la sua carriera è stato falcidiato da diversi infortuni che ne hanno compromesso le prestazioni a livello di costanza di rendimento, ma nonostante ciò si è sempre rivelato un'ala piccola di alto livello e con molti punti nelle mani. Benché sia stato spesso valutato assai meno delle sue reali capacità, tanto da essere definito the most underrated player in the League dal giornalista Eric Bressman di Dime Magazine, Luol è sempre stato molto considerato da Thibodeau, che lo considera il collante che tiene insieme la squadra di Chicago e le permette di esprimere il suo miglior basket. Colpito dall'ennesimo infortunio negli scorsi playoff, che gli ha permesso di giocare solo 5 partite su 12 disputate, ora sembra essere recuperato al meglio e pronto per tornare in campo a fianco di Rose e compagni. E se la sua stagione sarà alla stregua delle ultime, visto che Deng diventerà free agent l'estate prossima, in quanto non ha trovato un accordo a livello economico-contrattuale con la società, saranno molte le squadre che metteranno gli occhi su di lui. I Bulls, benché sembra siano interessati a bigger fishes nel vasto prospetto dei free agents che verranno liberati a fine stagione, faticheranno non poco a sostituire un uomo del suo calibro che comunque, nell'organico ricco e di qualità di Chicago di quest'anno, può fare la differenza nella strada verso l'anello.

Due da cui ci si aspetta una gradita conferma nella città del Vento sono senza dubbio Noah e Boozer. Joakim è uno dei rimbalzisti migliori della Lega, non ha una gran mano, ma mette l'anima in ogni partita, ha posizione e forza sotto canestro e non ha paura di fronteggiare nessuno. Carlos, dopo le iniziali difficoltà a seguito del suo trasferimento tre anni fa Utah, è entrato ormai a pieno nei meccanismi di Chicago, unendo un ottimo contributo nel pitturato a un tiro dalla media molto preciso. Senza dubbio come peso specifico e apporto di rimbalzi e stoppate i Bulls non hanno nulla da invidiare a nessuno, grazie alle eccellenti prestazioni di Noah (11.1 rimbalzi e oltre 2 stoppate di media) e Boozer (9.8 rimbalzi a partita oltre a 16.2 punti). Questi sono due pilastri da cui la franchigia non può prescindere se vuole tornare a vincere con continuità e ad essere una degna rivale degli Heat per il titolo di Conference.

Ceduto Belinelli agli Spurs, a succedergli nel ruolo di guardia tiratrice è arrivato Mike Dunleavy dai Bucks. L'ex terza scelta del Draft 2002 sembra aver ormai passato i suoi anni migliori nei Pacers ed essere in lento declino, ma sa sempre essere molto utile alla causa quando è inspirato nel tiro da 3 punti. Tra i giocatori più sottovalutati della Lega, ha tenuto comunque statistiche molto buone nell'ultimo anno a Milwaukee, con 10.5 punti e quasi 4 rimbalzi e 2 assist di media a partita, che ne fanno un'aggiunta assai utile a sopperire la mancanza di energia e vivacità d'azione che garantiva Marco in partita.

L'anno scorso ha piacevolmente stupito Jimmy Butler, scelto con la numero 30 nel Draft del 2011 e cresciuto in maniera esponenziale soprattutto nel finale di stagione (ne avevi messi 21 nella partita citata nel primo paragrafo e non sono pochi), che ora è un cardine fisso negli schemi e nelle rotazioni del coach, tanto da meritarsi ben 40.8 minuti sul campo negli ultimi playoff. Certo molto è dovuto all'infortunio di Deng e all'assenza di ricambi tra i piccoli di Chicago, ma molto anche alle sue qualità indiscutibili e al suo talento che si è dimostrato essere non indifferente. Poco potevano fare e poco hanno fatto invece i Bulls al Draft 2013, aggiudicandosi l'ala piccola Tony Snell da New Mexico con la 20° scelta, un numero non imprescindibile, ma che aveva già visto passare tutti i migliori e l'ala grande Erik Murphy con la 49° scelta da Florida State (dove era stato il 49° giocatore con 1000+ punti con la maglia dei Gators). Per il resto in squadra sono stati confermati Taj Gibson, un giocatore dall'elevazione e dall'agilità paurosa, ma troppo discontinuo e incostante, Kirk Hinrich, sempre utile come play di riserva, che porterà esperienza e qualche prestazione super come suo solito alla causa di Chicago e Nazr Mohammed, che ha impressionato positivamente durante l'assenza di Noah per infortunio per alcuni tratti della stagione passata anche se è giunto ormai alla 15° stagione nella Lega e non può avere troppi minuti nelle gambe. Completano il roster Daequan Cook, Vladimir Radmanovic e Marquis Teague.

Tom Thibodeau è sulla panchina dei Bulls dal 2010 quando, finita la sua carriera vice alle spalle di Doc Rivers, gli è stata per la prima volta in carriera affidata la panchina di una franchigia come head coach. E a Chicago tutti ancora ringraziano che abbia scelto la Città del Vento per iniziare: 157-73 è il suo score finora, ha già vinto il titolo di allenatore dell'anno (2011) ed è diventato il più rapido a vincere 100 partite su una panchina NBA, in soli 130 incontri. Solo gli infortuni eccellenti già descritti lo hanno fermato dall'ambire e lottare per il titolo, ma siamo sicuri che, se quest'anno la fortuna guarderà anche in casa Bulls, potrà dire la sua e in maniera vigorosa, dall'alto dei suoi perfetti schemi difensivi, che ne fanno uno dei top coaches nella Lega.

Chicago ha dunque tutte le carte in regola per stupire e ritornare dove si era fermata ai playoff del 2010/11 e, chissà, anche più in alto, su quei livelli toccati per l'ultima volta quando con la casacca rossa c'era un certo Michael Jordan. Ci sarà da fare i conti con i due volte campioni in carica dei Miami Heat, una sorta di bestia nera per i Bulls negli ultimi anni.

Nessuno però, dopo quel 6 maggio, sembra avere più paura. 

Los Angeles Clippers

La maledizione dei San Diego Clippers, poi trasferitisi nella City of Angels, dura ormai dal lontano 1976, anno in sui usurparono i Buffalo Braves del posto in NBA per la miseria di 6 milioni di dollari con una serie di fortunate coincidenze. Dagli infortuni eccellenti appena vestita la casacca dei Clips, come quelli di Bill Walton e Blake Griffin, ai pessimi scambi pre-Draft che hanno portato lontano da LA gente come Charles Barkley, Arvidas Sabonis e Kyrie Irving, sembra che nessuno possa guarirli dal malocchio.

Eppure nel dicembre 2011 è arrivato il fenomenale Chris Paul a fare compagnia alla prima scelta del 2009, Blake Griffin, rientrato alla grande dall'infortunio alla rotula. Il roster inizialmente sembrò incompleto e mancante, benché i Clippers raggiunsero le semifinali di Conference, dopo il 4-3 ai Grizzlies, dove persero con uno sweep dagli Spurs. La squadra di Los Angeles però l'anno scorso si presentava ai blocchi di partenza pronta a essere la sorpresa della stagione e anche con qualche velleità e sogno per il titolo. Gli innesti di Crawford, Hill, Odom e Barnes, oltre ai già citati Paul e Griffin e all'attesa esplosione di DeAndre Jordan con la mina vagante Bledsoe dovevano garantire un ottimo score in stagione e l'hanno effettivamente prodotto, un 56-26 record per la franchigia, con titolo divisionale annesso, il primo nella storia dei Clippers. Memphis però si prese una bella rivincita estromettendoli subito dalla post season con un perentorio 4-2, dopo il 2-0 LA iniziale.


In tanti hanno puntato il dito contro il coach, Vinny del Negro, incapace di far rendere al massimo un roster davvero ricchissimo di talento, ma ancora troppo immaturo per vincere. Per questo, esonerato il coach di Springfield, si è scelto di puntare su un tecnico ex campione NBA, l'ultimo capace di vincere l'anello con i Celtics, e NBA Coach of the Year nel 2000: Doc Rivers. Doc troverà nell città degli Angeli un playmaker molto simile a Rondo ed altrettanto forte, fonte per irradiare il gioco a tutti i compagni. Come lui stesso ha dichiarato, l'importante sarà trovare una perfetta alchimia tra titolari, riserve e giocatori poco impiegati, perché ogni tassello è fondamentale se si vuole vincere un titolo. Senza dubbio uno dei migliori e più esperti allenatori nella Lega, Rivers sarà sicuramente in grado di amalgamare un gruppo che sembra quest'anno ancora più florido di abilità e talenti, ma con ancora qualche defezione.

L'acquisto dell'estate è stato il rinnovo del contratto di Chris Paul per 107 milioni di dollari nei prossimi 5 anni. Come guardie, il reparto sembra senza dubbio il più completo nella Lega: oltre a Paul, i Clippers possono schierare Crawford e Green, i neo-acquisti Collison e Redick e il rookie Reggie Bullock. Sembra invece che manchi qualche ricambio di livello dietro a Griffin e Jordan, che per altro si sono dimostrati due ottimi giocatori ed atleti straordinari, ma hanno peccato non poco di discontinuità nelle loro prestazioni, per altro solo a tratti a livelli eccellenti. Barnes l'anno scorso ha giocato alla grande, ma i soli innesti di Dudley, Jamison e Amudson come ali forti e di Mullens come centro non è detto che basteranno per giocarsela ad alti livelli.

Sicuramente non mancano i tiratori, con Redick e Dudley su tutti, l'atletismo, con Griffin e Jordan spesso fonte di numerosi highlights da copertina, e un attacco competitivo, viste e considerate le spiccate doti offensive di quasi tutti i componenti del roster. Un punto su cui invece ci sarà molto da lavorare, oltre ai tiri liberi per i lunghi, su cui sicuramente Blake deve migliorare moltissimo e DeAndre dovrebbe almeno avvicinarsi maggiormente alla segnatura, è la difesa. I due appena citati, nei 1,810 minuti giocati insieme la scorsa stagione, hanno concesso 104.2 punti ogni 100 possessi, un dato che renderebbe i Clippers ventesimi nella Lega. Con le defezioni di Turiaf e Odom, con cui la statistica migliorava e molto, ci sarà da non poco su cui riflettere per coach Rivers.

Le possibilità di migliorare ancora per questi Clippers ci sono tutte e ora si attendono risultati importanti anche nella post season perché gli elementi per sperare in una grande stagione non mancano. Se vorranno confermarsi come prima squadra di Los Angeles e arrivare in fondo, però, non bisognerà mai abbassare la guardia e lottare fino alla fine.
Golden State Warriors


Minnesota Timberwolves


Houston Rockets 


sabato 26 ottobre 2013

MEGATRON VS DEZ-CEPTICONS




No, non stiamo parlando dei robot giapponesi, protagonisti della fortunata serie di film “Transformers” diretta da Michael Bay, ma del confronto sempre più acceso ed interessante tra, forse, i migliori due ricevitori della lega che, domenica, avranno modo di sfidarsi a suon di ricezioni nella partita tra Detroit Lions e Dallas Cowboys: Calvin Johnson e Dez Bryant.  

L’estroverso Dez, in settimana, ha scaldato la vigilia affermando di essere forte come il suo rivale e di poter fare ogni cosa che Johnson fa sul campo da football. Ad onor del vero bisogna aggiungere che ha anche espresso un enorme rispetto per il receiver dei Lions e le sue dichiarazioni non si sono mai basate sullo sminuire l’avversario. Bryant è un ragazzo orgoglioso e sicurissimo delle sue capacità, rispetta Johnson per il grande campione qual è e lo utilizza come metro di paragone. Le sue dichiarazioni, però, hanno generato un’onda lunga di critiche, a partire dal proprietario dei Cowboys, Jerry Jones, per arrivare fino al compagno di squadra di Megatron, Nate Burlenson, i quali hanno etichettato Bryant come troppo spaccone. Ma il n.88 dei Cowboys non parla a vanvera.

Dopo le prime tre stagioni, Dez è statisticamente molto più avanti di quanto non fosse Johnson nello stesso periodo di tempo. Se prendiamo come campione le prime cinquanta partite giocate da entrambi nella lega notiamo che Bryant super Johnson in yard guadagnate (3.440 a 3.362), yard after catch (1.179 a 816) e touchdown segnati (33 a 26). Inoltre sembra crescere e migliorare ogni anno che passa, dalle 561 yard guadagnate il primo anno è passato alle 1.382 della stagione passata. Numeri che impallidiscono di fronte alle 1.964 yard portate a casa dal n.81 dei Lions in una singola stagione (la scorsa), record NFL strappato al leggendario Jerry Rice. Quest’anno i due sono sostanzialmente in parità, 6 TD a testa, 569 yard guadagnate per Dez e 492 per Calvin, con la media di 82 a gara per il primo e 81.3 per il secondo. 



Numeri a parte cosa rende il confronto tra i due così appassionante?

Caratterialmente sono all’opposto. Johnson è silenzioso, mai sopra le righe, preferisce parlare sul campo che ai microfoni, mentre Bryant è più estroverso e ama parlare su twitter, non lesinando affermazioni ad effetto che poi, ad onor del vero, conferma anche sul terreno di gioco. Fisicamente non c’è paragone. Il corpo che madre natura ha concesso a Megatron è semplicemente ineguagliabile. E’ il ricevitore più completo della lega: alto, rapido e dotato di gambe lunghissime, elevazione incredibile e apertura di braccia chilometrica che gli consentono di arrivare ove nessun altro può. Le sue mani grandi e sicure gli permettono di prendere ogni cosa venga lanciata nella sua direzione, basti vedere la ricezione assurda da 50 yard fatta contro i Bengals in mezzo a tre difensori avversari!

Bryant, nondimeno, ha ottime qualità. E’ forte, possente, resiste bene agli impatti ed è incredibilmente veloce in campo aperto. La velocità di reazione è il dato più impressionante. Come analizzato su Sport Science (la celebre trasmissione sportiva di ESPN), riesce a girarsi e ricevere un pallone lanciato a quasi 50 km/h dalla “speed launcher” (la macchina spara palloni) a solo passo di distanza da essa (ha iniziato da 5 passi di distanza scendendo progressivamente e ha sempre preso la palla), facendo registrare una velocità di reazione di 0.20 secondi. Ha mani grandi e velocissime, un’abilità di smarcarsi tipica solo dei migliori receiver ed è bravissimo a chiudere subito il pallone tra le braccia e il corpo al momento della presa, impedendo in qualunque modo al cornerback di poter mettere le mani sul pallone.

La sfortuna per entrambi è di non giocare in squadre vincenti, ma in due team nella media con quarterback mediocri. Johnson ha dovuto passare tutto il periodo di apprendimento di Stafford, che sappiamo essere molto lungo per un quarterback, ed è sempre stato quasi l’unica opzione dell’attacco dei Lions. Bryant si è trovato in un team in cui erano già presenti un quarterback esperto come Romo e opzioni valide, prima tra tutte Jason Witten, ma è riuscito a crearsi la sua dimensione e ad imporsi come uno dei leader offensivi. 

Ora come ora, Johnson è ancora il migliore, ma Bryant è il futuro del ruolo e ha la determinazione per riuscire ad arrivare in alto e quella sana dose di presunzione per riuscire a battere tutti i record di Megatron e scrivere il suo nome nella storia. Dez Bryant sta correndo più veloce che mai per sottrarre la corona a Johnson ed imporsi come il receiver n.1 della NFL! 


giovedì 24 ottobre 2013

WEEK 7 : COLORI, EPISODI ED EMOZIONI

Una squadra si conferma nel novero degli invincibili, i sorprendenti Kansas City Chiefs, e una squadra resta sul fondo del barile, i sempre più deludenti Jacksonville Jaguars, rispettivamente con sette vittorie e sette sconfitte consecutive in questo inizio di regular season. Riviviamo insieme tutte le emozioni di questa settimana!


Può una partita emozionare solo per le sue giocate difensive? Se di fronte ci sono Chiefs e Texans, la risposta è sì, assolutamente. La difesa di Kansas City non ingrana subito e, dopo l'ennesimo touchdown di uno strapotente Jamaal Charles, Case Keenum, terzo quarterback di Houston, subentrato titolare visti gli infortuni occorsi a Schaub e Yates, dimostra di essere il miglior QB visto in maglia Texans da inizio stagione. Il lancio da 38 yard per la segnatura di Hopkins sorprende per la facilità, la tranquillità e la precisione con cui è eseguito. Durante tutta la partita il ragazzo, al secondo anno dopo aver segnato alcuni record al college di Houston e finito undrafted a causa della rottura di un ginocchio, dimostra di avere una mano esplosiva ed efficace. Se i texani restano in gara fino alla fine, nonostante gli infortuni dei due runningback, prima Foster e poi Tate, e nonostante una pessima prestazione della linea offensiva, che concede 5 sack nel secondo tempo, è soprattutto grazie a lui. Alex Smith mette a segno un touchdown su corsa con una splendida finta che gli lascia campo aperto fino alla end zone, poi comincia la girandola di field goal che porta le due squadre sul 17-16 per i Chiefs all'inizio del quarto periodo. Ecco che negli ultimi 15 minuti Kansas City spiega a tutti perché è l'unico team ancora imbattuto dopo sette giornate. Con una difesa mostruosa i padroni di casa cancellano totalmente l'attacco di Houston, Tamba Hali non fa giocare un solo down tranquillo a Keenum e, nonostante più di un'occasione gettata al vento da Alex Smith, il risultato non cambierà più. I Texans perdono la loro quinta partita a fronte di sole due vittorie e vedono la post-season allontanarsi, nonostante finalmente esprimano una bella prestazione di squadra.

Vincono i Colts contro i Broncos ed è una parziale sorpresa visto lo strapotere offensivo di Denver dimostrato finora, mentre chi fa il colpaccio sono i Jets, che vincono dopo 6 sconfitte in fila contro i Patriots. Al suo ritorno a casa, Peyton Manning commuove il suo pubblico, che lo applaude e lo acclama ad alta voce nel pre-gara, ma Andrew Luck non lo farà rimpiangere. Le statistiche dei due quarterback a fine gara sono straordinarie: l'ex di turno chiude con 29/49 per 386 yard e 3 TD pass, ma subisce un intercetto e una safety, non poco pesanti nell'economia del match, mentre il nuovo idolo in casa Indianapolis chiude con 21/38 per 228 yard e 3 TD pass, oltre a 4 corse per 29 yard e 1 segnatura palla alla mano. Erick Decker, DeMaryius e Julius Thomas da una parte, Darius Heyward-Bey, Coby Fleener e Stanley Havili dall'altra festeggiano tutti un touchdown ringraziando la giornata di grazia dei loro lanciatori. I Colts scappano avanti di 16 lunghezze, ma nel quarto periodo i Broncos segnano due touchdown in pochi minuti a causa di un sanguinoso fumble di Richardson vicino alla sua end zone. Si fa male Reggie Wayne, ma l'intercetto a Manning, il fumble di Hillman a poche yard dalla segnatura e qualche flag sciocca comminata a Denver chiudono il match sul 39-33 Colts, mettendo fine alla striscia di 17 vittorie consecutive in regular season dei Broncos. Quinta vittoria stagionale per i padroni di casa. Torna in campo Gronkowski in casa Patriots e chiude la sua prima stagionale alla grande con 8 ricezioni per 114 yard, ma non basta. Anche e soprattutto grazie alla grande prestazione del suo tight-end New England chiude il primo tempo in vantaggio 21-10, con i touchdown di Ridley e Bolden su corsa e il ritorno d'intercetto in end zone di Ryan. Chi riapre la partita in favore dei Jets è l'uomo che non ti aspetti: Tom Brady! Il quarterback lancia un intercetto in bocca ad Antonio Allen nella sua red zone e il difensore avversario corre per il touchdown. Pochi minuti dopo Geno Smith si scatena e corre in maniera eccezionale per la segnatura dell'incredibile vantaggio New York. Nell'ultimo periodo e nel successivo overtime sono le flag a farla da padrone: prima Gronkowski annulla una giocata di Bolden, che aveva ricevuto fino a una yard dal touchdown, per blocco irregolare; poi Steven Hill riceve un grandissimo passaggio di Smith in end zone, ma spingendo prima il difensore che lo stava marcando e la segnatura viene annullata; infine, dopo che Gostkowski ha pareggiato il match a quota 27 con due field goal, nel supplementare avviene l'incredibile. Chris Ivory guadagna con le sue corse un field goal dalle 56 yard che Folk manda fuori dai pali. Gli arbitri però lanciano una flag contro il rookie Chris Jones, reo di aver spinto un compagno contro gli avversari nell'azione difensiva. La decisione è controversa, ma i Jets avanzano fino a trovare poi con Nick Folk il field goal decisivo dalle 42 yard, per la vittoria 30-27. Quarta vittoria stagionale per NY, seconda sconfitta per NE.


Vincono Seahwaks, Niners e Packers, convincenti contro Cardinals, Titans e Browns. Seattle ringrazia una grandissima prestazione di Wilson, che chiude con 18/29 per 235 yard e 3 TD pass. Un suo splendido lancio da 43 yard per il touchdown di Sidney Rice apre le marcature, seguito da un altro passaggio a Miller in end zone per il 14-0 iniziale. L'unico neo della gara del quarterback dei Falchi marini è il fumble nella sua red zone che rimette Arizona in partita, prima che Lynch inizia a scatenare la sua beast mode per 21 portate da 91 yard e 1 touchdown. L'undicesimo intercetto in stagione per la difesa di Seattle, il numero 13 per Palmer dall'inizio dei giochi, apre la strada alla segnatura del runningback dei Seahawks che chiude il match sul 34-22. I Cardinals perdono la quarta partita stagionale, a fronte di tre vittorie, mentre sono sei ora quelle di Wilson e compagni. I 49ers piegano le velleità dei Titans con un tremendo 24-0 nei primi tre quarti, soprattutto grazie a un gioco di corse eccezionale, che porta due volte in touchdown Frank Gore e una volta Kaepernick, tornato su grandi livelli palla alla mano con 11 portate per 68 yard. Tennessee prova a tornare in gara con un tremendous touchdown di Johnson, che scarta tutta la difesa prima di entrare in end zone, ma un fumble sul punt di San Francisco porta il team californiano con Chad Hall a segnare i punti decisivi per il 31-17 finale. Quarta vittoria consecutiva per loro, che tornano prepotentemente tra le migliori della Lega, mentre quarta sconfitta per i Titans. Finley rompe tre placcaggi ed irrompe in end zone, seguito a ruota da Nelson poco dopo e i Packers mettono 14 punti di distacco tra loro e i Browns ad inizio partita. Rodgers chiuderà una super prestazione a 25/36 per 260 yard e 3 touchdown pass, mentre dall'altra parte un pessimo Weeden chiude con un ancor peggiore 17/42 per sole 149 yard. La differenza tra le due formazioni sta anche e soprattutto qui. Cleveland è battuta 13-31 e trova la quarta sconfitta stagionale, tante quante sono le vittorie di Green Bay.

Vincono pur senza convincere Bengals e Cowboys contro Lions ed Eagles, mentre perdono Ravens e Bears due brutti match contro Steelers e Redskins. AJ Green apre le danze per Cincinnati con un touchdown da 82 yard su lancio splendido di Dalton, che chiuderà con 24/34 per 372 yard e ben 3 TD pass, che scavano il distacco di 21-10 che sembra aver messo fine al match già nel terzo periodo. Ecco però che Calvin Johnson, dopo un inizio traumatico, ben marcato dai difensori dei Bengals, compie qualcosa di superbo. Megatron riceve due volte in end zone, prima da 27 yard con un avversario davanti alla faccia, poi da oltre 50 yard nonostante una triple coverage della retroguardia avversaria. La presa è da leggenda, parte delle 155 yard in 9 ricezioni, e i Lions sono tornati sul 24 pari. Nel drive successivo però Stafford fa poca strada, Detroit va al punt con pochi spiccioli dalla fine, Dalton se la gioca bene e Giovani Bernard guadagna 8 yard fondamentali con 4 secondi sul cronometro. Il calcio sembra comunque proibitivo per Mike Nugent dalle 54 yard, ma il kicker lo mette a segno e i Bengals vincono 27-24 una partita fondamentale per il loro cammino. Quinta vittoria per Cincinnati e terza sconfitta per Detroit. Nonostante le aspettative della vigilia, che auspicavano una partita votata all'attacco da più di 100 punti combinati tra i due team, il match tra Dallas e Philadelphia risulta il più peggiore e meno emozionante della settimana. Tra Foles e Barkley che ne prende il posto, gli Eagles completano la miseria di 22 passaggi su 49 tentati. Quattro gli intercetti dei quarterback in campo, uno di Romo e tre di Barkley, impiegato nel solo quarto periodo per altro, e davvero pochissime emozioni da segnalare. Con il solo Dez Bryant sopra le 100 yard su ricezione o corse, decidono la contesa le segnature di Williams e Randle per i Cowboys. 17-3 il finale per Dallas alla quarta vittoria stagionale, tante quante le sconfitte di Philadelphia finora. I Ravens giocano male a Pittsburgh ma, a due minuti dal termine, sono ancora in partita sul 16 pari grazie al touchdown del tight-end veterano Clark, il secondo consecutivo per lui, dopo che la segnatura di Miller nel primo periodo e una serie di field goal da una parte e dall'altra avevano tenuto il vantaggio degli Steelers sempre sull'ordine delle sette lunghezze. Nell'ultimo drive del match, Sanders riceve il punt di Baltimore e corre fino alla sua end zone con una bellissima azione personale, per il touchdown che sembra della vittoria. Sulle sue 37 però, con una grande ingenuità, ha messo il piede fuori dal campo. Pittsburgh non si perde d'animo però e Roethlisberger con l'aiuto di Antonio Brown costruisce un'ottima azione che porta Suisham da 42 yard a poter decidere il match a 3 secondi dalla fine. Il calcio è tra i pali e gli Steelers trovano la loro seconda vittoria stagionale per 19-16. I Ravens sono invece a quota quattro sconfitte. Redskins-Bears è una partita dall'alto contenuto di spettacolarità ed emozioni, portate in particolare dai runningback dei due team: Matt Forte e Roy Helu mettono a segno 3 touchdown a testa, uno con 16 portate per 91 yard e l'altro con 11 portate per sole 41 yard, che servono a far salire vertiginosamente di punteggio il match. Cutler e Griffin iniziano male la giornata con un intercetto a testa, ma mentre il secondo si rifarà chiudendo con 18/29 per 298 yard e 2 TD pass, il primo si fa male subito dopo e lascia il posto a un Josh McCown da 14/20 per 204 yard e 1 TD pass, a cui aggiungere le segnature palla alla mano da ambo le parti. A questo c'è da aggiungere il 19° ritorno in touchdown di punt in carriera per Devin Hester, che raggiunge Deion Sanders col maggior numero nella storia della NFL. E' però Griffin a guidare il drive of the day con un 5/7 per 58 yard che porta Helu al personale hat-trick di giornata per i punti del 45-41 finale. Seconda vittoria stagionale per Washington, terza sconfitta per Chicago.


Prima vittoria stagionale per i Giants, mentre ancora una sconfitta per i Jaguars. Vincono ancora i Panthers, mentre si rialzano Falcons e Bills, rispettivamente contro Rams, Buccaneers e Dolphins. Per New York la sfida contro Minnesota inizia nel peggiore dei modi, con il ritorno di punt in touchdown di Marcus Sherels per il 7-3 iniziale. Nonostante Hakeem Nicks sia tutto meno che in serata di grazia, non prendendo molti lanci smarcato, ci pensa Rueben Randle a rimettere i Giants in carreggiata con una bellissima presa da touchdown. Josh Freeman, alla sua prima da starter per Minnesota, chiude con un pessimo 20/53 senza TD pass e con un intercetto. Ci pensano la segnatura su corsa di Hillis e i calci di Josh Brown a scavare il distacco decisivo per la prima vittoria stagionale per New York sul 23-7. Quinta sconfitta per i Vikings, con un Peterson da sole 28 yard ancora sotto tono. Henne lancia per 318 yard con un intercetto e subisce 6 sack, di cui la maggior parte a inizio gara, e Jacskonville non segna alcun touchdown, subendo tre dai Chargers e rimediando la settima sconfitta in fila. Rivers esce da fenomeno, contro una secondaria terribile come quella dei Jags, con un 22/26 per 285 yard e 1 TD pass a cui aggiungere le 110 yard su corsa in 21 portate di Mathews. Non inizia bene la partita contro Carolina per Bradford, intercettato per la quarta volta in stagione e per la terza volta riportato in end zone, ma finirà in maniera molto peggiore, con il gravissimo infortunio che lo terrà lontano dai campi fino alla prossima stagione. La partita è molto fisica e la scintilla scocca nel terzo quarto, con una rissa che porta il numero 91 dei Rams, Long, a essere espulso dalla contesa. Il match è sul 20-5 per i Panthers e il ritardo di St Louis non rientrerà più grazie alla mano quasi perfetta di Cam Newton, 15/17 per 204 yard e 1 TD pass, e alle 5 ricezioni per 69 yard con una segnatura di Steve Smith. Carolina chiude sul 30-15 la sua terza vittoria stagionale, mentre i Rams cadono per la quarta volta in stagione. La terza da titolare di Mike Glennon comincia nel peggiore dei modi con un fumble vicino alla sua end zone che porta al 7-0 Falcons firmato Thomas McCoud. Il 20/26 per 273 yard con 3 TD pass di Ryan sarà decisivo ai fini della vittoria per Atlanta, ma la giocata della giornata è sull'asse Glennon – Jackson. Il rookie da North Carolina lancia dalle sue 30 yard un passaggio perfetto sulle 10 avversarie e Jackson fa il fenomeno con la presa a una mano che porta alla segnatura dei Bucs. Il receiver chiuderà con 10 ricezioni per 138 yard e 2 touchdown. Non basta però contro la giornata di grazia del quarterback avversario e la partita si chiude sul 31-23 per i Falcons, alla loro seconda vittoria stagionale. Resta ferma a 0 successi Tampa Bay, a fronte di ben 6 sconfitte. La partita di Miami contro Buffalo comincia in maniera a dir poco tragica. I Bills piazzano due touchdown a tabellone per il 14-0 e Tannehill si fa intercettare due volte, una ritornata per la segnatura iniziale e una mentre cercava di lanciare Hartline in end zone. I Dolphins però tornano in partita grazie alle segnature di Clay e, soprattutto, alla prima di giornata di Gibson. Il receiver dei padroni di casa per entrare in end zone non segue le vie canoniche, ma salta addirittura dalle 3 yard, subisce un contatto in volo e atterra in touchdown per 14-17 Miami. La sua seconda segnatura di giornata porta i suoi avanti 21-17. L'idolo di giornata in casa Bills diventa però Mario Williams. Il defensive end con il suo secondo sack di giornata forza il fumble di Tannehill sul 21-20 per i Dolphins a due minuti dal termine. Lewis costruisce un ottimo drive che porta Buffalo avanti 23-21 con il field goal di Carpenter che decide la sfida. Terza vittoria stagionale per i Bills e terza sconfitta per Miami.

Si rialzano i New York Giants, che vincono la loro prima contro i Vikings, mentre cadono i Denver Broncos, che dimostrano di avere più di qualche lacuna ancora insita nel team in una brutta sconfitta contro i Colts. Seahawks, Niners e Packers si dimostrano valide contender per il titolo, mentre Patriots e Ravens subiscono delle deludenti battute d'arresto. I Buccaneers prendono la sesta batosta stagionale e sembrano non essere più in grado di vincere, nonostante gli acquisti estivi. Ecco il quadro che esce da questa settima giornata di gare in NFL. I Chiefs continueranno la loro striscia positiva? Lo sapremo tra qualche giorno!

martedì 22 ottobre 2013

NBA MARKET: WESTERN CONFERENCE

Promossi

Houston Rockets: regina indiscussa del mercato NBA grazie all'accordo raggiunto con Dwight Howard (quadriennale da 80 milioni di dollari), ora Houston può sognare in grande. Nessuno si pesterà i piedi con il gigante ex Lakers, come succedeva in California con Gasol o come sarebbe successo ai Mavs con Nowitzki, una delle papabili destinazioni prima dell'annuncio, anzi Harden sembra il compagno ideale, che sappia anche in parte rubargli le luci della ribalta e non fargli sentire troppo fiato sul collo. Se Lin tornerà sui livelli della Linsanity newyorkese ci sarà da divertirsi in Texas. Il pronostico li vede tra le pretendenti alle prime posizioni a Ovest e pronti per una post-season da protagonisti.
Golden State Warriors: l'acquisto di Iguodala (quadriennale da 48 milioni di dollari), può far volare una compagine già di livello assoluto come i Warriors. Curry l'anno scorso è stato al limite del reale e i giovani hanno girato tutti al meglio, soprattutto nella post season. Se confermeranno il trend che li vede tra i migliori attaccanti della NBA, Iggy aiuterà a chiudere il lucchetto in difesa e consentirà, se possibile, di correre anche più veloci di quanto fatto finora. Golden State è una delle pretendenti al titolo di Conference, ma, a mio parere, deve iniziare a conquistare un record positivo e a inserirsi nei primi posti a Ovest, giocando al meglio durante il corso della stagione. Il resto è tutto da vedere.



Minnesota Timberwolves: Martin e Brewer sono due acquisti da non sottovalutare e potenzialmente costituiscono un attacco stellare, coprendo le falde del tiro oltre l'arco e di apertura e spaziatura del campo, con Love e Rubio. La difesa preoccupa non poco e la grana infortuni a Minneapolis è sempre in agguato. Tutto dipenderà da come girerà la buona sorte e se i vari pezzi si incastreranno a dovere. Molto buone le scelte al Draft di Muhammad (#14) e Dieng (#21), che aiutano a rendere la panchina dei lupi grigi profonda e di spessore nei ruoli di guardia e centro. Sono da playoff, ma c'è bisogno di un aiuto della fortuna. Nessuna pretesa di titolo, almeno per ora, anche se il talento c'è, eccome.
Los Angeles Clippers: il vero acquisto estivo è il coach, niente meno che Doc Rivers, ultimo in grado di portare i Celtics al titolo NBA. Se sarà lasciato libero di lavorare potrà guidare Chris Paul, altro “acquisto” decisivo con il suo rinnovo (quinquennale da 107 milioni di dollari), e compagni a traguardi ancora inesplorati dai Clipps. Rafforzatissimi dal punto di vista delle guardie, con l'acquisto di Redick, Dudley e Collison, manca forse un po' di peso sotto canestro alle spalle di Jordan e Griffin. Sono tra le possibili sorprese a Ovest e puntano dritti alla post-season anche se, viste le ultime stagioni, aspetto prima di concedermi a inutili trionfalismi. Se non altro ora hanno un tecnico all'altezza dei loro sogni.



Dallas Mavericks: si è vero, si sono fatti tanti nomi altisonanti in casa Mavericks quest'estate e, forse, ci si attendeva arrivasse quel qualcosa in più per riportarli alla soglia dell'elitè. Però acquisti come Calderon con Ellis, per far girare il pallone meglio di quanto visto nell'ultima stagione, e Blair con Dalembert, per dare una mano ai longevi Carter, Nowitzki e Marion sotto canestro, non sono da sottovalutare. A mio parere potranno fare molto meglio dell'anno scorso, anche considerando che il tedesco inizierà a giocare dalla prima e non a metà stagione. Saranno invischiati nella lotta per un posto utile per la post-season e sapranno come darsi da fare per conquistarlo.
Limbo

Denver Nuggets: sicuramente la migliore in questo mercato estivo delle squadre in questa categoria di mezzo, vede partire uno dei suoi uomini franchigia, Iguodala, e il centro da quintetto, Koufos, ma trova degli innesti niente male in Hickson, in entrata dai Trail Blazers, e Robinson, ex Bulls, oltre che parti utili nel meccanismo del neo-coach Brian Shaw in Foye e Arthur. Sicuramente più completi dello scorso anno devono capire quanto peserà l’assenza di Iggy, ma soprattutto in che modo saprà tornare Gallinari dopo il grave infortunio al ginocchio. Nella mischia per una qualificazione alla post-season, senza certezze alcune.

Sacramento Kings: passata la paura di veder cancellata la franchigia, ecco subito un'ottima scelta al Draft, altra numero #1 pronosticata, ma non avveratasi. Ben McLemore (#7) meritava maggior fiducia da chi ha preceduto Sacramento, ma la guardia sarà utilissima ai Kings in coppia con Vasquez, uno dei migliori acquisti estivi a mio parere. Ottimo passatore, con anche 14 punti a partita nelle mani, insieme a Landry e Mbah a Moute rafforza una squadra che è da tempo sotto il 50% di vittorie. Prevedo una stagione con qualche successo in più delle passate e se Cousins decide che è ora di mostrare tutte le sue doti e fare il fenomeno.. ci sarà da divertirsi !



Portland Trail Blazers: peccato per Hickson, che a mio giudizio era un compagno perfetto per Aldridge, ma l'arrivo di Lopez dai Pelicans tappa parzialmente la falda. Mo Williams sarà il cambio dello straordinario Lillard e ben 5 scelte nelle prime 45 al Draft, tra cui spicca McCollum alla #10, fanno ben sperare per la prossima stagione. Se gli infortuni lasceranno un po' perdere i beniamini del Rose Garden potranno ambire a un posto per l'ultimo treno utile ai playoff, altrimenti la vedo dura, contro una concorrenza sempre più agguerrita. Chissà però che la coppia Lillard-Aldridge non abbia altri programmi in serbo.

Phoenix Suns: dopo una stagione disastrosa, l’ultima, ai limiti dell’imbarazzante, ecco che i Suns, non potendo fare un mercato estivo da protagonista, hanno almeno cercato di salvare la faccia e, a mio parere, ci sono riusciti. Gli acquisti di Bledsoe dai Clippers e di Green dai Pacers sono innesti davvero utili, che compensano le partenze di Dudley e Scola per il percorso inverso dai sopra citati. Occhio inoltre al Draft: Alex Len (#6) è un centro formidabile che non dovrebbe far rimpiangere l’argentino sotto canestro, oltre a poter potenzialmente concedere qualche gradita sorpresa ai Suns. Non sono da playoff, ma apprezzo lo sforzo.

Bocciati

Oklahoma City Thunder: i draftati Adams (#12), Roberson (#26) e Abrines (#32), il rinnovo di Fisher e l’acquisto di Gomes non possono soddisfare i palati dei finalisti NBA di due anni fa, che l’anno scorso hanno dovuto prematuramente dare addio ai playoff solo per l’infortunio occorso a Westbrook. Perso Harden ormai da due stagioni, perso Martin quest’anno, doveva arrivare qualche nome più importante per rimpolpare il roster, che ora sembra un po’ scarno per avere pretese da titolo. Si qualificheranno per la post-season, ma, a mio parere, non andranno molto lontano.

Memphis Grizzlies: senza infamia e senza lode. Hanno confermato Allen e Bayless, acquisito Miller e nulla più. Bocciati perché, a mio giudizio, con qualche innesto mirato in più, sarebbero diventati una squadra potenzialmente da titolo. Resta da capire dove hanno sbagliato nello sweep contro gli Spurs che li ha estromessi dai playoff dello scorso anno a una serie dalle Finals, ma il tempo stringe e nel frattempo molte squadre sono salite di livello, lasciando i Grizzlies nella mischia delle buone, ottime squadre a Ovest. Chi ne uscirà vivo? Lo scopriremo a fine regular season.

San Antonio Spurs: idem come sopra. Belinelli e Pendergraph, oltre ai rinnovi di Splitter e Ginobili, basteranno per confermarsi la regione di Conference? Tutto dipenderà da come si innesteranno i nuovi acquisti nelle altre compagini. Fatto sta che, Warriors a parte, le quattro semifinaliste a Ovest dello scorso anno, hanno deciso di restare nel buio in questo mercato estivo. E se a Golden State il quintetto è già da titolo, anche nelle altre franchigie il livello è salito e non di poco. Sicuri della post-season, a meno di disastri mai visti in casa Pop, sarà tutto da vedere ciò che succederà in seguito. Gli Spurs, però, non hanno fatto nulla per rendere più agevole la loro strada.

Los Angeles Lakers: Kaman e Young sono due buoni acquisti, ma se li mettiamo a confronto con le cessioni di Metta World Peace e, soprattutto, Howard il tutto assume tratti meno gloriosi. Hanno già in mente il 2014 e la free agency che infiammerà il prossimo mercato estivo, i Lakers di d'Antoni. Se l'anno scorso il settimo posto a Ovest è stato raggiunto solo nell'ultima gara di stagione regolare, ora, senza Bryant ancora per un po', non voglio immaginare cosa succederà allo Staples. Se fossimo in Serie A calcistica, sarebbero da retrocessione, senza se e senza ma. Fortuna che devono aspettare solo un anno per tornare, come sembra, al vertice.

Utah Jazz: com'è umanamente possibile accollarsi 24 milioni di dollari sul salary cap per avere in squadra Jefferson, Biedrins e Rush? Fortuna che andranno tutti in scadenza tra un anno, se no sarebbe stato davvero il flop del secolo a una stagione dalla più ricca free agency da molto tempo a questa parte. Oltre a questi, Lucas e una scelta controversa alla #9 con Burke, nulla più. Senza Millsap prevedo una stagione fallimentare sotto tutti gli aspetti in casa Jazz. I playoff saranno un miraggio da cercare col binocolo e la prossima stagione ci vorrà una rinascita completa, a meno che non si voglia stare lontani dai posti che contano per molti, molti anni.

Surprising One


New Orleans Pelicans: sorpresa non solo per il nuovo nome e il nuovo logo della franchigia, ma anche per gli acquisti del mercato estivo, a metà tra il sorprendente e l'inspiegabile. Avere nel proprio roster la prima scelta mancata, causa grave infortunio, Nerlens Noel (#6), centro dalle qualità eccellenti, e il terzo miglior assist-man della Lega, Vasquez, che ha avuto nelle mani 9 passaggi vincenti a partita la scorsa regular season, e decidere di scambiarli per Holiday, playmaker mai davvero esploso tra le fila dei 76ers, ed Evans, eterna promessa, mai diventata però una rivelazione, è qualcosa apparentemente senza senso. Gli acquisti di Morrow e Stiensma aumentano la profondità in panca, ma questa squadra è, per ora, incommentabile. Se i nuovi Pelicans abbiano fatto un errore colossale o la genialata dell'anno ce lo dirà solo il campo, where amazing happens.


NBA MARKET: EASTERN CONFERENCE




Per molti anni, dalla fine dell’era Jordan a Chicago, la Western Conference è sempre stata considerata più competitiva della Eastern Conference. Le prime otto-dieci squadre dell’Ovest avevano, e hanno tutt’ora, un record superiore al 50% di vittorie, mentre all’Est spesso e volentieri, solamente le prime sei-sette squadre arrivano ai play-off con un record vincente. Ultimamente però stiamo assistendo ad un’inversione di tendenza, l’Est si sta rafforzando parecchio e, dopo quest’ultima free-agency, appare sempre più pronto per sottrarre all’Ovest lo scettro di conference più vincente.

Analizziamo i movimenti di ciascun team della Eastern conference e proviamo a capire se sono migliorati o peggiorati.  

Atlanta Hawks: dopo anni di mediocrità, in cui non superavano mai il primo turno di playoff, bisognava rifondare pesantemente, invece i Falchi hanno deciso di puntare su un giocatore di sistema come Paul Millsap. Il prodotto di Louisiana Tech è si un solido rimbalzista ed ottimo difensore, ma non un perno intorno a cui costruire un team vincente. In Georgia è arrivato anche Elton Brand, giocatore ormai sul viale del tramonto. Il colpo potrebbe rivelarsi il rientro di Lou Williams, che tanto bene stava facendo prima dell’infortunio al ginocchio. Mike Budenholzer, delfino di Popovich, avrà il compito di portare la mentalità vincente appresa agli Spurs per trarre il massimo da un team senza superstar e condurlo ai playoff.

Boston Celtics: il vero acquisto è il coach: Brad Stevens. Firmato con un contratto di sei anni, l’allenatore prodigio da Butler University è chiamato a risollevare le sorti di una franchigia che, in estate, ha visto andare via giocatori storici come Pierce e Garnett. Il mercato non è stato scoppiettante, nella trade imbastita coi Nets sono arrivati Gerald Wallace, Keith Bogans, Kris Humpries e MarShon Brooks, nomi non proprio esaltanti. I Celtics punteranno moltissimo sul recupero di Rondo e l’esplosione di Green e Bradley. Il gruppo è giovane e promettente, difficilmente “tankeranno” per prendere una scelta alta al draft 2014, più probabile che, partendo da sfavoriti, vengano sottovaluti e facciano molti sgambetti a squadre, sulla carta, più forti. Il 50% di vittorie è alla portata.

Brooklyn Nets: Forse i padroni del mercato NBA 2013. Ma, forse, non hanno spiegato a Prokhorov che non si vince con i soldi. Sicuramente la squadra è da copertina: Williams, Johnson, Pierce, Garnett e Lopez sono un quintetto di All-Star, Terry, Kirilienko, Evans e Blatche una panchina che offre quantità e qualità, ma permangono dubbi sulla guida tecnica. Jason Kidd ha appena terminato la sua carriera da giocatore e viene messo a capo di questo super team senza un minimo di esperienza, una scelta che potrebbe rivelarsi problematica. L’obbiettivo è quello di vincere subito, i playoff arriveranno sicuramente, avanzare in postseason, però, sarà dura se non verrà costruita una chimica di squadra efficiente. E poi, se fino all’anno scorso Garnett e Pierce erano dati come bolliti, perché ora, sono tornati di colpo dei favoriti per l’anello? Molti dubbi e poche certezze sui Nets. 



Charlotte Bobcats: un po’ di luce in fondo al tunnel sembra intravedersi. Al Jefferson, anche se strapagato, è un uomo di esperienza che garantisce punti e rimbalzi sotto canestro e, per una squadra con poco appeal come i Bobcats, è l’elemento giusto. Michael Jordan pare intenzionato a continuare sulla strada tracciata con le scelte di Kemba Walker e Michael Kidd-Gilchrist allo scorso draft e, se i due faranno vedere i miglioramenti attesi, allora si potrà anche sperare in un futuro migliore. Per ora rimangono nella parte più bassa della conference, ma qualche prospettiva di sviluppo c’è e si nota.

Chicago Bulls: il vero colpo è il rientro, atteso allo spasmo da tutti gli abitanti di Windy City, di Derrick Rose, l’unico uomo capace di sottrarre lo scettro di MVP della Lega a King James. Mike Dunleavy sostituisce il “nostro” Marco Belinelli come tiratore da oltre l’arco, mentre il resto del roster non ha subito modifiche. Rose comunque basta per rendere i Bulls competitivi ai piani alti della lega e far paura agli Heat campioni in carica.

Cleveland Cavaliers: tanta fortuna e un ottimo mercato. Pescare ancora con la prima chiamata al draft significa molto, ma forse la scelta è stata un po’ sprecata. Anthony Bennett è un ragazzo di prospettiva, pronto difensivamente e che potenzialmente potrebbe diventare un incubo per le difese avversarie, ma è ancora molto acerbo ed inoltre va ad inserirsi in un reparto già completo con Thompson e Varejao. Sarebbe stato meglio scegliere uno swing man puro, che avrebbe dato maggior qualità sul perimetro. Gli acquisti di Earl Clark, Jarret Jackson e Andrew Bynum sono colpi eccellenti. Se i primi due vanno a rafforzare la panchina, il terzo è una scommessa che, dovesse essere vinta, può fare la differenza tra la vittoria e la sconfitta. Il fulcro rimane Irving, atteso ad una grandissima stagione da leader di un gruppo giovane e ambizioso che guarda ai playoff per risollevarsi dagli anni bui del dopo James.

Detroit Pistons: finalmente a Motown si respira un’aria diversa. Dumars ha deciso di spendere tanto per riportare i Pistons ai fasti della prima metà degli anni duemila. Josh Smith è il giocatore atletico e versatile che completa uno dei più promettenti reparti lunghi della lega. Monroe e Drummond sono due giovani che possono dominare i tabelloni della lega se crescono bene e, per aiutarli, la dirigenza ha assunto la vecchia gloria Rasheed Wallace nelle vesti di assistente allenatore. Il backcourt, molto carente finora, ha visto l’arrivo in cabina di regia di Brendon Jennigs, play veloce e con tanti punti nelle mani, e del veterano Chauncey Billups, che ritorna nella città che l’ha consacrato campione NBA portando esperienza e leadership. Degno di nota, soprattutto per noi italiani, l’arrivo di Gigi Datome, quarto nostro connazionale nella lega. Se saprà giocarsi bene le sue carte, l’ex Roma potrà ritagliarsi uno spazio importante nelle rotazioni, in un ruolo che non vede una grandissima concorrenza. L’orgoglio di risollevare una città in grande crisi, economica e di risultati sportivi, potrebbe essere la leva che porterà i Pistons ai playoff dopo quattro anni di assenza.

Indiana Pacers: la contender numero uno di Miami nella conference sono ancora i Pacers. Al team, già ottimo, della scorsa stagione si è aggiunto Luis Scola, uno che ha pochi rivali in quanto a fondamentali e tecnica. Il suo acquisto garantirà minuti di buona qualità quando saranno in panchina il confermatissimo West e il sempre più dominante Roy Hibbert. Acquisto potremmo definire anche il ritorno di Danny Granger che, però, si trova in una squadra non più sua, ma di Paul George, il nuovo leader dei giallo-blu. Se saprà adattarsi ad un ruolo di minor importanza senza arrecare danno al team, i ragazzi di Vogel avranno un biglietto prenotato per la finale di conference, se, invece, dovesse provocare grane nello spogliatoio, rischiano di implodere e perdere una grande opportunità.

Miami Heat: the Champions. E, molto probabilmente, lo saranno ancora. Il team di Pat Riley ha registrato solo due movimenti: uno in uscita ed uno in entrata. Si tratta di Mike Miller, tagliato via amnesty per risparmiare qualche milione sul salary cap, e di Greg Oden, che qualora sano, potrebbe rappresentare il tassello mancante che garantirebbe difesa e compattezza sotto le plance. I favori del pronostico sono tutti dalla loro parte, a James e compagni il compito di confermarsi per la terza volta consecutiva.



Milwaukee Bucks: la vita in Wisconsin sarà abbastanza dura la prossima stagione. O.J. Mayo e la sua vena realizzativa non basteranno per raggiungere i playoff. Il roster in sé non è male, ma mancano i grandi nomi per competere con le altre squadre. Potrebbero decidere di “tankare” e ripartire da un buon gruppo l’anno prossimo con l’aggiunta di qualche ottimo rookie.

New York Knicks: come i rivali cittadini dei Nets, anche i Knicks hanno un roster da copertina. I problemi sono sostanzialmente simili all’anno passato. Anthony e Stoudemire possono convivere nello stesso sistema di gioco? Molto difficile. Anthony pretende troppi possessi e troppi tiri, motivo per il quale la chimica di squadra è decisamente carente. La panchina è stata migliorata, Metta World Peace è il difensore perimetrale che mancava e, nella sua città natale, vorrà dimostrate tutto ciò che può ancora dare, Bargnani è il lungo tiratore che può aprire gli spazi sul campo e attirare fuori i lunghi avversari per le penetrazioni di Anthony o per il gioco in post di Stat e Beno Udrih è un discreto play di riserva che darà un buon cambio a Felton. Se Anthony diventasse più altruista e costruisse l’intesa con l’altra superstar del roster i Knicks potrebbero facilmente arrivare a giocarsela con Miami, altrimenti al Madison vivranno un’altra stagione a metà.

Orlando Magic: la strada per riemergere è molto, molto lunga. Vucevic e il talento Oladipo, chiamato alla numero 2 al draft, non bastano per evitare una stagione che si preannuncia nera. Sul mercato non sono stati fatti movimenti significativi che possano far sperare. “Tankeranno” sicuramente, perché ne hanno bisogno e perché è la soluzione migliore per il loro futuro.

Philadelphia 76ers: altra squadra pronta a “tankare” per una scelta alta al draft. Abbandonato il progetto Bynum e spedito Holiday a New Orleans, si punta tutto su Nerlens Noel, disponibile solo da gennaio però, e su Evan Turner, atteso al grande salto già da qualche anno. L’obbiettivo, non dichiarato, è l’estate 2014.

Toronto Raptors: Rudy Gay vuole far sognare i tifosi canadesi, ma i vuoti del roster non sono stati riempiti. DeRozan sarà pronto a spalleggiare il suo capitano con la sua rapidità e la sua vena realizzativa, ma entrambi predicano in mezzo al deserto.

Washington Wizards:  la vera sorpresa ad Est. Sottovalutati da tutti, con gli occhi puntati su compagini più blasonate, John Wall è pronto a ricordare al mondo come e perché è stato Rookie of the Year. Otto Porter è una signora pescata, Beal una guardia che sta facendo intravedere sprazzi di grande talento e il canestro è ben protetto da due solidi difensori come Nenè e Okafor. Passando sotto traccia, si insinueranno nella corsa alla postseason. 



In conclusione, l’’Est appare molto più competitivo rispetto alle stagioni passate. Stilando un’ipotetica classifica potremmo dire che il vertice è occupato da Miami, Indiana, Chicago, New York, e Brooklyn. La lotta per i playoff si svolgerà serrata tra Cleveland, Atlanta, Detroit, Washington e Boston, ognuna con buone probabilità di successo. Destinati invece alla bassa classifica vedremo Charlotte, Philly, Toronto ed Orlando. Solo il campo saprà dirci se i General Manager di questi team avranno agito nella maniera corretta e avranno migliorato il loro roster, quel che è certo è che noi ci godremo il grande basket che solo la NBA è in grado di offrirci.