giovedì 28 novembre 2013

WEEK 12 : COLORI, EPISODI ED EMOZIONI

Perdono i Broncos nel big match contro i Patriots, ma i Chiefs, sconfitti dai Chargers, non ne approfittano e restano dietro nella Division. New England sale al secondo posto in AFC e guadagna terreno su Colts e Bengals. In NFC vittorie pesanti per Cowboys e Cardinals, oltre alla settima consecutiva per i Panthers. Partiamo!


La partita clou di questa Week 11 e forse di tutta la regular season, mette di fronte Broncos e Patriots, ma prima di tutto Peyton Manning e Tom Brady. I due quarterback si presentano al match rispettivamente con 470 e 348 TD pass, per uno storico totale di 818, numero mai riscontrato prima nella Lega. E la partita non delude le attese. Tre fumble nel solo primo quarto sembrano mettere al tappeto New England. Stevan Ridley, lo stesso Brady e LaGarrette Blount perdono tre sanguinosi palloni che portano prima al ritorno per 60 yard di Von Miller, poi al touchdown su corsa di un devastante Knowshown Moreno (37 portate per 224 yard e 1 TD) ed infine ad un field goal di Matt Prater. Jacob Tamme completa l'opera su passaggio di Manning e all'intervallo Denver è avanti 24-0. Il terzo periodo e l'inizio del quarto sono però proprietà di New England. Un grandissimo Julian Edelman (9 ricezioni per 110 yard e 2 TD) riceve in end zone e avvia la rimonta, a cui partecipano anche Brandon Bolden e un tanto furioso quanto determinante Rob Gronkowski. Lo stesso Edelman, servito nuovamente da un superbo Brady (34/50 per 344 yard e 3 TD pass), seguito da un field goal di Stephen Gostkowski, completa la pazzesca rimonta e porta i suoi avanti 31-24. I Broncos escono però dall'anonimato e, guidati da un discreto Manning (19/36 per 150 yard con 2 TD pass e 1 INT), trovano il touchdown della parità con Demaryius Thomas. È overtime. Il supplementare scorre via senza particolari emozioni, fino all'errore madornale di Tony Carter che, su un punt dei Patriots, tocca il pallone senza poi controllarlo e Nate Ebner lo fa suo nella red zone avversaria. Gostkowski conclude l'opera con il field goal del 34-31 finale. Ottava vittoria in stagione per NE, alla più grande rimonta della sua storia sotto di 24. Seconda sconfitta invece per Denver, che getta al vento un occasione d'oro.

Gli altri due match più emozionanti di giornata vedono le vittorie di Cowboys e Chargers su Giants e Chiefs. Dallas parte alla grandissima contro i rivali divisionali e scappa 21-6 grazie ai due touchdown di Jason Witten su passaggio di Tony Romo e al fumble di Victor Cruz, recuperato e ritornato fino in end zone da Jeff Heath. Troppi errori in difesa per i Giants, che lasciano praterie a DeMarco Murray (14 portate per 86 yard) e Dez Bryant (9 ricezioni per 102 yard). Su un fondamentale quarto e 3, Brandon Myers riceve e completa il down, ma la difesa dei Cowboys si dimentica di toccarlo per fermare l'azione. Il tight-end può così segnare indisturbato il touchdown da 27 yard che rimette i suoi in partita. La rimonta è completata da Louis Murphy, alla sua seconda ricezione dell'intera stagione, che mette 6 punti a tabellone, a cui si aggiunge la two points convertion di Andre Brown. È parità sul 21-21. Ancora una volta, però, la difesa dei Giganti non funziona a dovere e Romo costuisce un drive da field goal, trasformato da Dan Bailey allo scadere per il 24-21 finale. Settima sconfitta per New York dopo le quattro vittorie in fila, sesta vittoria per i Cowboys. La difesa di Kansas City perde Tamba Hali per infortunio e i risultati si vedono subito, con la seconda gara di fila senza sack dopo i 36 nelle prime 8 giornate e, dopo aver tenuto i loro primi nove avversari stagionali sotto i 17 punti e aver limitato i danni a 27 contro i Broncos, arrivano 41 punti al passivo. La retroguardia collassa sotto i colpi di Philip Rivers (27/39 per 392 yard e 3 TD pass) e, oltre alle tre segnature su passaggio, ne subisce altre due da Ryan Mathews e Danny Woodhead su corsa. C'è da dire che l'attacco, insolitamente prolifico, produce delle ottime prestazioni da parte di Alex Smith (27/38 per 294 yard con 3 TD pass e 1 INT) e Jamaal Charles (14 portate per 115 yard e 2 touchdown) e la partita resta in bilico fino alla fine. A 82 secondi dal termine il punteggio è sul 34-31 per San Diego, quando Dwayne Bowe riceve splendidamente da Smith il pallone del sorpasso in end zone. Sembra finita, ma un Rivers magistrale costruisce un drive assolutamente perfetto e la difesa dei Chiefs crolla ancora una volta. L'unica ricezione di giornata di Seyi Ajirotutu da 26 yard è quella decisiva per la vittoria finale dei Chargers 41-38. Seconda sconfitta in fila ed in stagione per i Chiefs, quinta vittoria per San Diego.


Belle vittorie di Saints, Niners e Panthers contro Falcons, Redskins e Dolphins, mentre cadono i Colts contro i Cardinals. 49.566 sono le yard in carriera guadagnate da Drew Brees, ora al quinto posto della classifica di sempre come maggior numero di passing yard in carriera. Non una grandissima partita, però, quella del Georgia Dome tra i suoi Saints e i padroni di casa. Al touchdown di Steven Jackson su corsa risponde quello di Benjamin Watson su passaggio, Matt Bryant allunga per i Falcons, ma è il touchdown di Jimmy Graham l'highlight di giornata. La bellezza della giocata è indiscutibile, una segnatura da 44 yard con un difensore appresso portato con sé in end zone, ma è la furia agonistica del tight-end, che scuote i pali e li sposta dalla loro posizione naturale, a far capire la voglia e la caparbietà di Graham. Bryant e Garrett Hartley mettono un altro field goal a testa e la partita si chiude sul 17-13, anche per colpa di svariati errori di Atlanta, che non coglie le occasioni avute per tornare in partita. New Orleans scuote (nel vero senso della parola!) ancora la sua classifica, alla nona vittoria stagionale, mentre nona sconfitta per i Falcons, sempre più nel baratro. I Colts non trovano il modo di fermare la scatenata connection tra Carson Palmer (26/37 per 314 yard e 2 TD pass) e Larry Fritzegerald (5 ricezioni per 52 yard e 2 touchdown), che raggiunge per primo le 11.000 yard su ricezione a 30 anni e 85 giorni. I touchdown di Carlos Bansby, che riporta un intercetto ad Andrew Luck per 22 yard, e Rashard Mendenhall su corsa, aprono una voragine tra le due formazioni sul 34-3 a fine terzo quarto. La segnatura di Coby Fleener su lancio di Luck serve solo a rendere il passivo meno amaro sul 40-11 per i Cardinals, alla settima vittoria stagionale. Quarta sconfitta invece per i Colts. Tre field goal di Caleb Sturgis e il touchdown di un Mike Wallace in formissima (5 ricezioni per 127 yard e 1 TD) scavano un solco tra Dolphins e Panthers sul 16-6 per i padroni di casa. La solita grande prestazione di Cam Newton, sia al lancio (19/38 per 174 yard con 1 TD pass e 1 INT) sia su corsa (8 portate per 51 yard e 1 touchdown), guida i suoi alla rimonta e lascia Miami a secco nel secondo tempo. Il tutto, però, non è così semplice. A 2 minuti e mezzo dal termine, Newton si trova a giocare un complesso quarto e 10 sulle sue 20 yard, ma non trema e trova Steve Smith che completa il down. È la svolta. Il quarterback conclude un meraviglioso drive con il passaggio a Greg Olsen che chiude i giochi sul 20-16 per Carolina, all'ottava vittoria. Sesta sconfitta per Miami. Finalmente una grande prestazione di Colin Kaepernick (15/24 per 235 yard e 3 TD pass) spinge San Francisco alla vittoria contro i Redskins, delusi da una brutta prestazione di Robert Griffin (17/27 per 127 yard con 1 INT), ma soprattutto dell'offensive line, che concede 4 sack alla difesa avversaria e non lascia il suo quarterback mai tranquillo. Anquan Boldin (5 ricezioni per 94 yard e 2 touchdown) e Vernon Davis (4 ricezioni per 70 yard e 1 TD) mettono a segno i punti decisivi, mentre il potenziale offensivo di Washington si limita a due field goal di Kai Forbath. La partita si chiude abbastanza in fretta sul 27-6 per i Niners, che salgono a sette vittorie stagionali, mentre sono otto le sconfitte dei Redskins.

Importanti vittorie per Ravens e Steelers contro Jets e Browns, mentre escono sconfitti i Bears dalla sfida contro i Rams. New York decide di lasciare a casa il suo attacco nella sfida contro Baltimore. Affidare le redini del gioco a Geno Smith è una scommessa ogni domenica e il ragazzo, questa volta come tante altre, ne fa un pessimo uso (9/22 per 127 yard con 2 INT, terza partita in fila sotto i 10 passaggi completati). La difesa regge molto bene, concedendo solo quatto field goal prima del super touchdown di Jacoby Jones su lancio da 66 yard di Joe Flacco, ma la fase offensiva proprio non va e il match si chiude sbrigativamente sul 19-3 per i Ravens, alla quinta vittoria stagionale con sei sconfitte, proprio come i Jets. Ben Roethlisberger ha vinto quindici delle sedici sfide giocate contro i Browns e ne aggiunge un'altra al suo palmares, senza penare più di tanto. La sua precisione al lancio (22/34 per 214 yard e 2 TD pass), unita alle ricezioni di Antonio Brown (6 per 92 yard e 1 TD) e Emmanuel Sanders (6 per 52 yard e 1 TD) chiude in fretta i conti, portando Pittsburgh avanti 20-3 all'intervallo. William Gay intercetta e riporta per 22 yard un lancio di Brandon Weeden, subentrato all'infortunato Jason Campbell, in end zone e successivamente lo stesso Weeden lancia un mostruoso Josh Gordon (14 ricezioni per 237 yard e 1 TD) per la segnatura del 27-11 finale. Terza vittoria di fila e quinta stagionale per gli Steelers, settima sconfitta per i Browns. Bastano il primo (21-7) e l'ultimo (15-7) quarto a St. Louis per avere la meglio dei Bears, anche abbastanza nettamente. A farla da padrone inizialmente sono le corse e i touchdown di Zac Stacy (12 portate per 87 yard e 1 TD) e Tavon Austin, che segna un touchdown devastante da 65 yard palla alla mano, oltre a quello di Jared Cook su lancio di Kellen Clemens. Josh McCown prova, con una grande prestazione (36/47 per 352 yard con 2 TD pass e 1 INT), a riportare i suoi a contatto grazie all'aiuto di Brandon Marshall (10 ricezioni per 117 yard e 1 TD) e Martellus Bennett (4 ricezioni per 62 yard e 1 TD). Michael Bush riavvicina nuovamente Chicago sul 21-27 dopo i calci di Greg Zuerlein, ma Benny Cunningham (13 portate per 109 yard e 1 TD) e Robert Quinn, con il ritorno da 31 yard di un fumble, chiudono definitivamente la sfida sul 42-21 per i Rams. 80 punti segnati nelle ultime due per St. Louis, alla quinta vittoria stagionale, mentre quinta sconfitta per i Bears.


Vittorie per Buccaneers, Jaguars e Titans su Lions, Texans e Raiders. Sembra essersi ripresa del tutto Tampa Bay, alla terza vittoria consecutiva e stagionale. Matthew Stafford crea e distrugge (26/46 per 297 yard con 3 TD pass e ben 4 INT) una possibile vittoria per i Lions, puniti da un preciso Mike Glennon (14/21 per 247 yard e 2 TD pass) e da un Tiquan Underwood in formissima (3 ricezioni per 108 yard e 2 touchdown). La sfida tra Calvin Johnson (7 ricezioni per 115 yard) e Darrelle Revis (3 tackles) si conclude in anticipo per l'infortunio di quest'ultimo. Ai quattro intercetti a Stafford, di cui uno riportato in end zone da Leonard Johnson, si aggiungono per Detroit ben tre fumble, ma solo uno perso, il più importante, da Kris Durham nelle fasi finali del match. Rian Lindell sbaglia però due calci devisivi nell'ultimo periodo. Megatron avrebbe la possibilità di portare i suoi alla vittoria, ma perde il pallone nella redzone avversaria e la partita finisce 24-21 per i Bucs. Quinta sconfitta stagionale per i Lions. La partita tra le due peggiori compagini della Lega si conclude come nessuno si aspettava. I derelitti Texans, dopo otto sconfitte consecutive, pensavano di rialzarsi al cospetto dei Jags, con una sola vittoria all'attivo, ma le cose non vanno così. Maurice Jones-Drew segna l'unico touchdown della giornata su corsa e due field goal per parte, rispettivamente di Josh Scobee e Randy Bullock, non cambiano il risultato. J.J Watt mette a segno il quinto sack di fila (9.5 in stagione) e blocca un calcio dello stesso Scobee, ma è un predicatore nel deserto di Houston. Finisce 13-6 per Jacksonville, alla seconda vittoria in stagione, nona sconfitta in fila per i texani. La partita dei field goal (3/3 per Rob Bironas e 4/6 per Sebastian Janikowski) la vincono i Titans sulla compagine di Oakland. Decisivo il 30/42 per 320 yard con 2 TD pass per Ryan Fitzpatrick che, con l'aiuto di Justin Hunter (6 ricezioni per 109 yard e 1 TD) e Kendall Wright (6 ricezioni per 103 yard e 1 TD), ha la meglio di Matt McGloin (19/32 per 260 yard con 1 TD pass e 1 INT) e dei suoi Raiders. Il touchdown decisivo arriva da Wright a 10 secondi dal termine e Tennessee vince 23-19 la sua quinta partita stagionale, mentre sale a sette il numero di sconfitte di Oakland.

Pareggio incredibile tra Vikings e Packers. Scott Tolzien apre le marcature con un bellissimo touchdown su corsa, ma al lancio è troppo impreciso (7/17 per 98 yard) e viene sostituito da Matt Flynn, quarto quarterback a vestire la maglia dei Packers da inizio anno. Adrian Peterson è in versione MVP (32 portate per 146 yard e 1 touchdown) e non dispiace nemmeno Christian Ponder (21/30 per 233 yard e 1 TD pass). Minnesota sale così 23-7 ad inizio quarto periodo e la partita sembra finita. Eddie Lacy (25 portate per 110 yard e 1 TD) e soprattutto il neo-entrato Flynn (21/36 per 218 yard e 1 TD pass), che lancia splendidamente James Jones su un quarto e 6 a 75 secondi dal termine sotto di tre lunghezze, riportano la situazione in parità. Mason Crosby non solo manda i suoi in overtime, ma con un altro field goal apre le marcature nel supplementare. Essendo il primo drive offensivo, però, la palla torna ai Vikings per provare a pareggiare o vincere il match. Cordarelle Patterson avrebbe la possibilità di ricevere un bel lancio di Ponder in end zone, ma Minnesota deve accontentarsi del field goal del pareggio di Blair Walsh (4/4 in giornata) e non succede più nulla nei restanti minuti. Finisce 26-26 ed è il primo pareggio dopo quello tra Rams e Niners dello scorso anno. Packers a quota 5-5-1, Vikings ora a 2-8-1.


Questa settimana hanno riposato Seahawks, Bengals, Eagles e Bills, esaurendo i team che dovevano ancora usufruire del bye. Dalla Week 13 si riprende a giocare con tutte le squadre in campo e si inizia subito alla grande domani notte con Packers-Lions e Raiders-Cowboys. Bisognerà però aspettare domenica notte per il match clou Broncos-Chiefs e il Monday Night per il meraviglioso scontro tra Seahawks e Saints. 

mercoledì 27 novembre 2013

TOP & WORST NBA - EPISODE 4 (18/11 - 24/11)

Best of the East

Best Team : Miami Heat


Chi si chiedeva dove fossero finiti i campioni in carica, dopo la pesante sconfitta contro i Celtics, ha avuto una risposta forte e chiara. Sei vittorie consecutive dopo la tripla di Jeff Green e secondo posto di Conference saldamente nelle mani, in attesa di capire quanto dureranno questi straordinari Pacers. 106.6 punti e 25.5 assist di media a partita, oltre a ben 111.5 punti ogni 100 possessi sono i dati che stanno riportando Miami tra le regine indiscusse della Lega. In settimana due vittorie contro i Magic e una contro la terza forza a Est, gli Atlanta Hawks, hanno permesso agli Heat di salire a dieci vittorie e lasciare le sconfitte ferme a tre. Da padrone la sta facendo, neanche a dirlo, LeBron James, che ha le medie più alte di squadra per punti (25.3), rimbalzi (5.8) e assist (6.8) a dimostrare ancora una volta il suo predominio assoluto. Gli Heat hanno ripreso a volare, con un occhio all'agoniato three-peat.

Best Player : DeMar DeRozan

Dopo averne messi 37 contro i Bulls e 29 contro i Blazers, due delle migliori squadre della Lega, ma senza aver racimolato alcun successo, DeRozan non si è fermato e i risultati sono arrivati. Due vittorie consecutive contro Sixers (33 punti per lui) e Wizards (17) hanno rilanciato i Raptors nelle prime posizioni a Est. Bisogna sottolineare con il record attuale di Toronto (6-7) a Ovest nemmeno si andrebbe ai playoff, mentre a Est tale score vale la quarta posizione, ma la partenza dei Raptors è stata ottima a giudicare le scarse aspettative di inizio anno. Questo grazie soprattutto alla miglior stagione della sua carriera della guardia, che sta tenendo un'ottima media di 21.2 punti a partita tirando anche con discrete percentuali. Abituato ad essere un uomo da highlights, per le sue schiacciate spettacolari, DeRozan sta implementando il suo gioco oltre alle sue sempre valide doti di elevazione. Keep flying, DeMar!

Best of the West

Best Team(s) : San Antonio Spurs & Portland Trail Blazers


E' vero, siamo ancora in regular season, sono le prime partite della stagione e non è tempo di fare bilanci definitivi. È anche vero, però, che la Western Conference sembra avere due padrone indiscusse finora. Dieci vittorie consecutive tanto per gli esperti e maestri Spurs, quanto per gli outsider e scatenati Trail Blazers. Dodici successi in tutto per entrambe con una sola sconfitta per i texani, proprio contro i ragazzi del Rose Garden, e due per la franchigia dell'Oregon, contro Suns e Rockets. La settimana appena conclusa lascia agli archivi tre schiaccianti vittorie per San Antonio, che ha spazzato via nell'ordine Celtics, Grizzlies e Cavs segnando sempre oltre 100 punti e non subendone mai più di un centinaio, con delle prestazioni di squadra assolutamente devastanti e un gioco che si vede solo dove ha casa coach Popovich. Ancora più impressionante Portland, però, che ha collezionato cinque vittorie in sette giorni, battendo in fila Raptors, Nets, Bucks, Bulls e Warriors. Davvero niente male. Non sarà tempo di bilanci, ma attenti a quei due.

Best Player : Wesley Matthews

Nei Blazers dei miracoli i riconoscimenti più ambiti spettano sempre a Damian Lillard e LaMarcus Aldridge, ma, a mio parere, non ci si può dimenticare di uno come Matthews analizzando l'incredibile inizio di stagione della squadra. Nelle cinque vittorie di questa settimana ha tirato sotto il 50% solo nella sfida contro i Bucks, la meno importante e combattuta, mentre nelle altre ha tenuto delle medie pazzesche, culminate nell'8/9 con 5/6 da tre punti contro i Warriors in soli 26 minuti di gioco, prima di essere espulso insieme a Mo Williams a seguito di una rissa con Andrew Bogut. A parte questo episodio spiacevole, la guardia sta vivendo la sua miglior stagione nella Lega, con 17.3 punti e 4.6 rimbalzi a partita e Portland ha costruito una delle sue migliori partenze di sempre. Quanto durerà questo magic moment?


Best of the Rest

1. Banker Life bunker: sette partite giocate tra le mura amiche e sette vittorie per i Pacers. Un bunker invincibile, che ha permesso di battere nell'ordine Magic, Cavs, Bulls, Raptors, Grizzlies, Bucks e Sixers senza subire intoppi. Si spiega soprattutto così l'assoluto predominio di Indiana sulla Easter Conference con il miglior record della Lega, a pari con gli Spurs (12-1). Arrivare primi a Est sarà fondamentale, per quando il fattore campo sarà davvero decisivo.


2. Thunder back on top: le due sconfitte consecutive contro Clippers e Warriors hanno fatto suonare un campanello d'allarme a Oklahoma City, ma le successive vittorie contro Bucks, Nuggets e gli stessi Clippers hanno riportato le cose alla normalità. Terza forza a Ovest (9-3), con il marcatore più prolifico della Lega, Kevin Durant (28.6 punti a partita), e un ritrovato Russell Westbrook, i Thunder sono pronti a proseguire la loro scalata alle prime posizioni di Conference.


Worst of the East

Worst Team : Brooklyn Nets

Sono stati costruiti per vincere, ma sanno solo perdere. Questa è la triste storia dei Nets di quest'anno, almeno per ora. È vero che bisogna lasciare tempo alla squadra per plasmarsi e trovare una sua identità di gioco, ma una partenza da sole tre vittorie a fronte di dieci sconfitte, di cui le ultime cinque consecutive, è inammissibile a fronte degli investimenti fatti nel mercato estivo. Soprattutto se la metà di queste sono arrivate contro franchigie mediocri come Cavs, Magic, Wizards, Kings e Bobcats o se, come nell'ultima sfida contro i T-Wolves, il passivo a tabellone è di ben 30 punti. I soli Brooke Lopez e Joe Johnson stanno espimendo del buon basket, mentre i nuovi acquisti, Pierce e Garnett, stanno avendo una delle loro peggiori stagioni in carriera e non stanno dando a Brooklyn l'aiuto sperato per essere una delle contender a Est. La situazione deve migliorare e in fretta, se non si vuole perdere il treno dei playoff nella derelitta Eastern Conference e rimediare una delle figuracce peggiori di sempre.

Worst Player : Metta World Peace


Sembrava entusiasta di essere giunto nella squadra della sua città e sembrava potesse essere l'acquisto giusto per New York per rimpolpare una panchina troppo povera, ma ad oggi Metta World Peace ha deluso le attese. In particolare nelle ultime tre sconfitte dei Knicks contro Rockets, Pacers e Wizards ha collezionato la miseria di 9 punti totali, con un terrificante 4/19 al tiro. Se il record di una delle teoriche contender a Est è finora pessimo (3-9), ancor di più lo sono le prestazioni di uno dei due acquisti fondamentali, insieme ad Andrea Bargnani, del mercato estivo. Inoltre, se la squadra subisce la bellezza di 105.1 punti ogni 100 possessi, significa che il lavoro di Metta World Peace non sta funzionando neanche in fase difensiva. Doveva essere, con J.R. Smith, un veterano a dare sostanza dalla panchina, ma finora non si è visto proprio nulla del fantastico giocatore che era Ron Artest.

Worst of the West

Worst Team : Golden State Warriors

Il record è ancora positivo (8-6) e ad oggi consentirebbe di andare ai playoff con la settima piazza, ma dai Warriors ci si aspetta ben altro. Dopo la vittoria dello scorso lunedì contro i Jazz, Golden State ha spento la luce ed è incappata in tre sconfitte consecutive contro Grizzlies, Lakers e Trail Blazers. Nei primi due casi è pesata l'assenza di Stephen Curry per infortunio, ma nell'ultimo match non ci sono scusanti che tengano. Sopra di 14 lunghezze e con due espulsioni che hanno colpito gli avversari, i Warriors non sono stati in grado di chiuderla e alla fine hanno addirittura perso 101-113. Questo è un chiaro segnale di come la giovane squadra sia ancora immatura e dimostri di non saper vincere alcuni match che ha saldamente in mano, come successo molte volte lo scorso anno. I segnali positivi, da Thompson soprattutto allo stesso Curry, non mancano, ma ci sono ancora molti aspetti da curare se si vuole arrivare in alto.

Worst Player : Ricky Rubio

Che Rubio non sia il miglior realizzatore di squadra a Minneapolis già si sapeva, soprattutto dopo il rientro a pieno rango di Kevin Love. Da lui ciò che ci si aspetta maggiormente è un contributo in termini di assistenze e palle rubate. Se è vero che in termini di steals il suo contributo è salito in maniera considerevole durante questa settimana, è altrettanto vero che gli assist non sono in doppia cifra dal cinque partite, quando contro i Nuggets ne segnò 12 a fine partita, e hanno raggiunto il loro minimo stagionale (2) nella persa contro i Wizards. Le altalenanti prestazioni di Rubio coincidono con le altrettanto ballerine prestazioni di squadra a quota otto vinte e sette perse finora. Nonostante il record positivo, bisognerà migliorare e molto se si vuole davvero lottare fino alla fine per il treno che va ai playoff. Lo spagnolo, perno fondamentale della fantasia dei T-Wolves, dovrà riprendere a creare magie, com'è stato abiutato a fare finora.

Worst of the Rest

1. Cleveland Cavaliers: nelle ultime sette giocate è arrivata una sola vittoria in overtime contro i Wizards e ben sei sconfitte, con alcune pessime figure sia contro Bobcats e Pelicans, per l'avversario affrontato, sia contro T-Wolves e Spurs, per il passivo subito di 29 e 30 punti. Dovevano essere la sorpresa dell'anno, ma di sorprendente in questi Cavaliers non c'è proprio niente, anzi. Se non si danno una mossa i playoff pronosticati ad inizio stagione resteranno un miraggio.


2. Conference difference: sembra uno scioglilingua, ma è una una realtà bella e buona. A Est, ad oggi, si va ai playoff con il succulento record di 5 vinte e 8 perse, mentre ad Ovest, senza contare che con quel 0.385 si sarebbe terz'ultimi, serve già ora essere sopra il 50% di vittorie per ambire a una piazza tra le prime otto. La situazione è comica, ma dovrebbe invece far riflettere perché, se dovesse protrarsi, non farebbe ridere proprio nessuno. Soprattutto a Ovest.

martedì 26 novembre 2013

I RAGAZZI DEGLI ANNI '90: LA NAZIONALE DEL FUTURO

I giovani, si sa, rappresentano il futuro; lo sentiamo ripetere ad ogni buona occasione e in questo campo il basket non fa eccezione. Ecco allora che è giusto prendere in considerazione i migliori giovani prospetti del nostro campionato di Serie A nati negli anni ’90. Saranno infatti questi ragazzi a formare la Nazionale del futuro, anche se alcuni di essi hanno già collezionato presenze in azzurro mentre altri, anche se non tutti giocano nella massima serie italiana, si stanno facendo strada nelle selezioni giovanili (Amedeo Della Valle su tutti).

PLAYMAKER

Matteo Imbrò



È, con la sua squadra, nelle posizioni più nobili della classifica. Nonostante la giovanissima età (classe ’94) sta guadagnando di domenica in domenica sempre più minuti sul parquet. Il ragazzo di Agrigento, peraltro da bambino selezionato anche dal Chievo Verona, si trasferisce a Siena nel 2009 dopo aver giocato in varie squadre siciliane e, in Toscana, si mette in mostra e inizia a riempire di trofei la sua bacheca. È della scorsa stagione il suo esordio in Serie A, una stagione difficilissima per la Virtus che si è affidata anche a lui per non retrocedere. I tabellini parlano di quasi 5 punti a partita con cifre non stratosferiche per un ragazzo che quest’anno sta maturando a vista d’occhio. Da parte sua ha la giovane età ma deve stare attento a non farsi schiacciare dalle responsabilità che una piazza storica come Bologna esige. 


Andrea De Nicolao 

Nato a Camposanpiero nell’agosto del 1991, De Nicolao è oggi una certezza per il basket italiano. Si può infatti vantare di essere alla quarta stagione in Serie A (la terza consecutiva) e di aver già acquisito un buon bagaglio a livello nazionale e internazionale, dal momento che a Treviso ha disputato il Qualifing Round di Eurolega e, per due stagioni, l’Eurocup. Play di rottura, le caratteristiche principali che mette in campo sono abnegazione, intensità e personalità. Cresciuto nella Benetton Treviso, la scorsa stagione è passato a Varese dove è potuto crescere al fianco di Mike Green, anche se il loro gioco è parecchio diverso. In questa stagione “lo Squalo” sta soffrendo la cattiva condizione della Cimberio ma ha già dimostrato come, oltre alla solita intensità in difesa, sia migliorato anche in attacco, in particolare sparando nella retina qualche tripla in più. La sua valutazione non è mai altissima ma l’importanza di De Nicolao in una squadra sta in quel lavoro sporco che nessuna cifra potrà mai captare con precisione. La fase di costruzione del gioco è quella in cui ancora il 22enne patavino deficita maggiormente ma quest’anno potrebbe fare parecchi passi avanti dato che coach Frates gli ha spesso affidato le chiavi della squadra panchinando il titolare Clark .

Da tenere in considerazione: David Reginald Cournooh (Mens Sana Siena, 1990) e Andrea Traini (Vuelle Pesaro, 1992)


GUARDIE

Alessandro Gentile


Fratello e figlio d’arte, Alessandro nasce a Maddaloni (CE) nel 1992. Con un papà come Ferdinando (mito del basket nostrano dagli anni ’80 fino ai primi del 2000, ricordato soprattutto per le sue stagioni a Caserta e Milano) non puoi non vivere anche tu di basket. E così è per i fratelli Gentile (Stefano, più grande di tre anni, gioca a Cantù) che sin da giovanissimi si mettono in mostra nei campionati di categoria. Dopo una stagione a Bologna passa a Treviso e qui esordisce in Serie A nel 2009. L’occasione arriva nel 2011 quando ad acquistarlo è Milano che decide di puntare anche su di lui; il roster è pieno di giocatori di esperienza e di grande talento ma Alessandro non si lascia impressionare e partita dopo partita riesce a conquistare la fiducia di coach Scariolo. La scorsa stagione nonostante Milano abbia disputato un campionato al di sotto delle attese Gentile si è dimostrato un punto fisso in campo e nello spogliatoio tanto che, da questa stagione, è stato insignito della fascia di capitano. La partenza ad handicap dell’EA7 non lo ha certamente aiutato in questo primo scorcio di stagione e in campo spesso si è visto un Gentile troppo nervoso, in particolare con gli arbitri. Sul talento di questo ragazzo nessuno discute, sul fisico esplosivo nemmeno, starà a lui migliorarsi sempre di più e rimanere al vertice per il maggior tempo possibile.

Michele Vitali

Bolognese, classe 1991, Michele Vitali è fratello di Luca (ora a Venezia) e figlio di appassionati della palla a spicchi (entrambi i genitori sono ex giocatori di basket). La Pasta Reggia Caserta ha una squadra corta e, come già sperimentato ottimamente la scorsa stagione, fa leva sulle motivazioni dei suoi giocatori, e al numero 13 bianconero queste non mancano. Cresciuto nella Virtus Bologna esordisce in Serie A nel 2009 (1 solo minuto e 0 punti) e i vertici virtussini dopo un paio d’anni di panchina nella massima serie lo mandano a Ozzano, in B1, e qui il ragazzo si comporta bene tanto che viene richiamato poi a Bologna ma per essere girato, nella stagione 2012-13, alla Fortitudo in Legadue. Caserta quest’anno ha deciso di acquisire le sue prestazioni ma il ragazzo, viste le cifre, deve dimostrare di essere adatto per la categoria e, oltre alle motivazioni, di saper fare canestro da 3, elemento che per una guardia non è mai un male.

Da tenere in considerazione: Mattia Udom (Mens Sana Siena, 1993)


ALI

Nicolò Melli

Nato a Reggio Emilia nel gennaio del 1991 Melli rappresenta, insieme a Gentile, il volto dell’Italia giovane in quel di Milano. Con un fisico da 205 cm x 100 kg Melli si ritrova ad essere un’ala forte fisicamente che paga però ancora dazio con gli avversari più esperti. Non che lui sia un novellino della Serie A visto che dopo 3 stagioni in Legadue nella sua Reggio Emilia, culminate con la promozione del 2010, per quella successiva viene ingaggiato dall’Olimpia. Il primo campionato non è dei migliori tanto che viene spedito a Pesaro per farsi le ossa; la cosa sembra funzionare in quanto al ritorno in Lombardia viene impiegato con sempre maggiore costanza. Oltre a poter giocare da ala forte Melli è stato spesso provato da centro, anche se si è visto abbastanza bene come questo ruolo non gli sia effettivamente congeniale. Da ricordare sono le ormai quattro consecutive partecipazioni all’Eurolega, vetrina internazionale di primo livello, dove il reggino si è già messo in mostra in questa stagione venendo inserito nella squadra ideale della seconda giornata del torneo. Potenzialmente Melli ha un futuro roseo davanti a sé, la cosa importante sarà per lui essere costante in campionato cercando di eliminare gli errori banali, le amnesie e le prestazioni insufficienti. 

Achille Polonara

Ala piccola che si sta costruendo di stagione in stagione, Achille Polonara è già da un paio di stagioni il giovane che ha più impressionato. Non è un caso infatti che sia stato votato come miglior Under 22 nelle stagioni 2011-12 e 2012-13, rispettivamente e Teramo e Varese. Achille nasce ad Ancona il 23 novembre 1991 e sin da giovanissimo si dimostra un prospetto interessante. A credere in lui è la Banca Tercas Teramo e in Abruzzo Achille cresce e si mette in luce nelle giovanili, esordendo poi in Serie A nel 2009 (stagione in cui giocherà solo 5 partite). Dopo un paio di campionati in ombra nella massima serie ma con ottime prestazioni in campo internazionale con le selezioni azzurre Under 18 e Under 20, nella regular season 2011-12 inizia a farsi conoscere al grande pubblico con prestazioni molto interessanti, in particolare verso la fine della stagione. Complice anche la scomparsa della Banca Tercas Polonair approda a Varese e sin da subito è uno dei protagonisti della vincente stagione biancorossa. Le sue armi principali sono l’atletismo e l’attacco a canestro: le sue schiacciate imbeccato da Mike Green hanno deliziato più volte il pubblico di Masnago. Le ottime prestazioni gli valgono la maglia azzurra ma complice un infortunio non partecipa ai match estivi. In questa stagione la sua partenza è stata ottima nelle prime giornate mentre ora sembra soffrire il momentaccio della Cimberio. Ha sensibilmente migliorato la mira dai 6,75 m, e di questo la squadra ne ha giovato, ma quando i tiri iniziano a non entrare per Achille è notte fonda: sarebbe un’ottima cosa se riuscisse a fare ciò per cui si è fatto conoscere: attaccare il canestro e/o schiacciare, azione che troppe poche volte quest’anno ha proposto.

 Da tenere in considerazione: Alessandro Amici (Vuelle Pesaro, 1991)

CENTRI

Riccardo Cervi

Più reggino di così non si può: nasce infatti nel 1991 nel capoluogo emiliano e nella sua vita sportiva è esistita solo una squadra: la Pallacanestro Reggiana. Entra nel settore giovanile nel 2006 e nel 2009 esordisce in Legadue ma è solo due stagioni dopo che vive da protagonista la serie cadetta culminata con la promozione e, a livello personale, col titolo di miglior giovane italiano e miglior stoppatore. Durante lo scorso campionato coach Menetti lo ha impiegato per poco più di 10 minuti a partita e il ragazzo ha messo insieme 2,1 punti a partita di media con il 61,1% da 2. In questa stagione Cervi ha visto aumentare (di poco) il suo minutaggio e la sua media punti ma se vorrà essere il centro del futuro questo è ancora troppo poco.



Paul Stephan Biligha

Nato 23 anni fa a Perugia, Biligha deve ancora dimostrare tutto in Serie A. Nonostante i suoi 23 anni e una stagione, la scorsa, nella massima Serie, il lungo della Sidigas Avellino quest’anno sta giocando meno di 5 minuti a partita e la media punti è 1,3. Le tappe della sua carriera cestistica sono Casalpusterlengo, Crema e Pavia, squadre dove ha lasciato il segno in positivo. Dopo una buona stagione in B1 con anche il 35,2% da 3, viene chiamato nell’estate del 2012 in Irpinia agli ordini di coach Valli e durante la stagione scende in campo per 27 volte. In definitiva Biligha può essere considerato un buon prospetto ma i margini di miglioramento da parte sua devono essere abbastanza veloci ad essere attuati perché il rischio è, oltre a quello di non giocare in Serie A e di disputare i campionati minori, quello di cadere nel dimenticatoio.


Da tenere in considerazione: Aristide Landi (Virtus Bologna, 1994)

sabato 23 novembre 2013

IL CASO AHMAD BROOKS




Il week 11 della NFL non è stato un fine settimana facile per gli arbitri. Nelle partite 49ers-Saints e Patriots-Panthers ci sono state due decisioni fortemente contestate e che hanno lasciato un segno importante nel prosieguo del match. La nostra attenzione si focalizza su quella che ha fatto più discutere, perché legata al tema più ampio delle regole restrittive sui giocatori difensivi: il personal foul chiamato ad Ahmad Brooks, outside linebacker dei San Francisco 49ers, sul sack portato a Drew Brees, quarterback dei New Orleans Saints.

E’ bello ed importante che la NFL si impegni a proteggere l’incolumità dei suoi atleti, nel tempo si sono rese necessarie delle contromisure per prevenire i contatti pericolosi e permettere ai giocatori di avere una vita serena una volta finita la carriera. Il tema delle “concussions” rimane attualissimo nei dibattiti tra lega e giocatori. Quello che bisogna sottolineare è, però, che la maggior parte delle regole protettive, in special modo quelle sui quarterback, sono difficilissime da seguire per i difensori.

Il motivo? La velocità e la forza che questi possiedono. Ed essendo superatleti stiamo parlando di velocità e forza alla loro massima espressione. Ahmad Brooks, l’uomo al centro dell’attenzione, è un atleta di 191 cm per 117 kg, in pratica una montagna di muscoli. Il prototipo del pass-rusher sappiamo essere la leggenda dei Giants Lawrence Taylor, nessuno era meglio di lui sul terreno di gioco nell’andare contro i quarterback. Giocava come un toro scatenato, con una forza tale che spesso distruggeva letteralmente gli avversari contro cui si scagliava. Fisicamente Brooks è più pesante di Taylor (117 kg a 108 kg) , ma decisamente più rapido (corre le 40 yard in 4.6 secondi). Dunque, ipoteticamente, Brooks potrebbe anche essere più distruttore di quanto non fosse Taylor, la differenza risiede nel fatto che Brooks non può semplicemente fare ciò che faceva il suo collega negli anni ’80. Tutta la forza e la velocità che il numero 55 dei 49ers, o qualunque altro dei suoi colleghi, possiede, deve essere incanalata in una precisa aerea del corpo del quarterback, altrimenti viene fischiata una penalty.        

Scendiamo nel profondo del “caso Brooks”. Siamo nel quarto quarto, a meno di tre minuti dalla fine, i Saints sono già nella metà campo avversaria e San Francisco deve impedirgli di segnare, essendo il vantaggio ridotto ad appena tre punti. In situazione di “3rd&2”, Brooks parte con un tempismo perfetto e brucia col primo passo il tackle destro, Zach Strief, arrivando dal lato cieco di Brees. Il colpo è talmente forte da atterrare il numero 9 dei Saints e fargli perdere la palla, prontamente recuperata da Patrick Willis, ma l’arbitro Tony Corrente lancia subito una flag. Viene fischiato un “personal foul” a Brooks per aver placcato al collo il quarterback, con l’aggravante delle 15 yard di penalità previste dal regolamento che portano i Saints in una posizione più che favorevole, da cui poi deriverà il pareggio.   



Veniamo al punto. Brooks esegue un tackle perfetto tecnicamente, non colpisce Brees con il casco o con le mani e non lo colpisce al collo soprattutto, bensì lo placca alle spalle con le braccia in maniera molto dura, come d’altronde richiede il suo ruolo. Il fatto che il collo esegua quel movimento inquietante che si nota in slow motion è una conseguenza della forza e della velocità a cui avviene l’impatto, non direttamente del colpo. Se lo stesso sack fosse stato portato su quarterback come Peyton Manning o Joe Flacco, alti quasi due metri, sarebbe stato in pieno petto, ma essendo Drew Brees alto poco più di 180 cm è normale che avvenga in un punto diverso. Non si può certo chiedere a Brooks di abbassarsi all’altezza del petto del quarterback dei Saints per sackarlo. La cosa più imbarazzante poi è stata la reazione di Brees che, una volta colpito, ha chiesto che Brooks venisse punito per averlo placcato duramente. Ma siamo nella NFL o sbaglio? Si sta giocando a football americano, è normale che avvengano colpi duri, come ci si può lamentare per essere stati colpiti e aver perso un po’ di sangue dal labbro?

Fatto sta che Brooks è stato multato dalla lega per la somma di 15.750$ e pur frustato per la penalità, da buon professionista, si è detto disposto a pagare la multa, rifiutando l’aiuto economico di Ray Lewis e Ted Bruschi che si erano chiaramente schierati a suo favore, proponendo di pagare metà della cifra.

Il tema dei colpi e delle relative sanzioni applicabili è più che mai attuale nella NFL. Goodell e i suoi, tramite la multa a Brooks, hanno fatto chiaramente intendere di essersi schierati dalla parte dell’incolumità dei giocatori che, ci tengo a sottolineare, è giustissimo. Bisogna però stare attenti a non snaturare troppo il gioco del football e a dare anche ai difensori la possibilità di eseguire il loro lavoro al meglio. Sia chi gioca in attacco che chi gioca in difesa ha diritto ad avere la stessa possibilità di esprimere nel migliore dei modi il suo compito, non bisogna basarsi su preconcetti legati al fisico. Il football americano è uno sport duro e chi gioca in NFL, ma non solo, sa benissimo che i colpi violenti possono arrivare, fa parte della natura stessa di questo sport e perciò, pur dovendo fare (e ripeto, giustissimo) il possibile per salvaguardare l’incolumità presente e futura dei giocatori, bisogna comunque preservare l’essenza del nostro bellissimo sport.  


giovedì 21 novembre 2013

WEEK 11 : COLORI, EPISODI ED EMOZIONI

I Chiefs perdono non solo l'imbattibilità, ma anche la testa dell'AFC West, a favore dei Broncos ed entrambe le squadre sono ora a quota nove vittorie e una sconfitta. Meglio di loro fanno i Seahawks, con dieci successi e una persa in attesa della bye week. Continuano le winning streaks di Panthers e Giants e l'incredibile striscia perdente dei Texans, ora quota otto defezioni consecutive. Partiamo però dal big match del Sunday Night per raccontare tutta la giornata NFL!

A Mile High City andava di scena una delle partite più attese dell'anno, quella tra gli imbattuti Chiefs e una tra le favorite alla vittoria finale, i Broncos, finora sconfitti solo dai Colts. La sfida era importante anche e soprattutto come scontro divisionale, dato che solo una delle due, nonostante abbiano i migliori record in AFC, andrà direttamente in semifinale di Conference, mentre l'altra giocherà il Wild Card Game. Dopo l'importantissimo fumble forzato da Danny Trevathan nei pressi delle sue 20 yard, è Julius Thomas a segnare il primo touchdown di giornata su passaggio di Peyton Manning per il 10-0 Broncos iniziale. Delle 323 yard guadagnate da Manning al lancio, ben 121 sono dirette all'altro Thomas, DeMaryus, in uno stato di forma spettacolare. Denver però soffre quando si scatena Dwayne Bowe che, dopo una difficile settimana per motivi personali, si riprende e riporta i Chiefs a contatto. All'intervallo lo svantaggio è di sette lunghezze, sotto 10-17. Chi decide la partita è l'uomo che non ti aspetti: il rookie Monte Ball porta palla solo 8 volte per 25 yard, ma in due di queste occasioni finisce la sua corsa in end zone e segna a tabellone dei punti fondamentali per il 27-17 Broncos finale. Ora Denver ha preso il comando della division e sarà davvero complesso per Kansas City portaglielo via.


Saints e Panthers vincono due delle partite più importanti di giornata, rispettivamente contro Niners e Patriots. Il saldo delle yard guadagnate a fine partita (387-196 a favore di New Orleans) suggerirebbe un divario molto piu ampio, ma un risultato non è sempre frutto delle statistiche più o meno positive. Di certo però, i Saints alla fine portano a casa il match e San Francisco resta, per la seconda settimana di fila, a mani vuote. Mentre Drew Brees convince come sempre e si dimostra tra i migliori QB della Lega (30/43 per 305 yard con 1 TD pass e 1 INT), ancora non sembra all'altezza Colin Kaepernick (17/31 per 127 yard con 2 TD pass e 1 INT), troppo poco decisivo nei momenti che contano. Anquan Boldin gioca una delle sue migliori partite stagionali e Vernon Davis mette al solito il suo zampino con un touchdown, per altro su un difficile secondo e 15. Frisco però si schianta contro i ben 11 diversi ricevitori avversari e contro un perfetto Garrett Hartley. Il kicker dei Saints, dopo le numerose critiche ricevute, segna tre field goal su tre nell'ultimo periodo, in altrettanti drive costruiti magistralmente dal quarterback dei padroni di casa, e la partita si chiude 20-17 per loro. New Orleans all'ottava vittoria, quarta sconfitta per i 49ers, deludenti in tutti i match importanti giocati finora. Sesta vittoria di fila per gli unstoppable Panthers, che fanno un'altra vittima illustre superando i Patriots nel Monday Night. Uno scatenato Cam Newton (19/28 per 209 yard e 3 TD pass oltre a 62 yard in 7 portate palla alla mano) guida in maniera straordinaria l'attacco di Carolina, in cui spiccano 4 ricezioni per 62 yard di Steve Smith, non tanto per il guadagno, quanto per il duello personale ingaggiato e vinto dal receiver contro Aqib Talib. Tom Brady non ci sta e coadiuvato da Rob Gronkowski e Stevan Ridley porta i suoi sul 17-17. Dove però oggi non arriva l'esperienza, fermata anche da un paio di gravi errori di Brady che avrebbero potuto dare la vittoria a New England, arriva la scelleratezza di Newton, che costruisce un drive fantastico, concluso col touchdown di Ted Ginn per la vittoria 24-20 di Carolina. Entrambe le squadre ora sul 7-3 in stagione.

Successi importanti per Colts, Bengals e Bears in chiave playoff contro Titans, Browns e Ravens, tutti scontri divisionali per altro. Chris Johnson fa la parte del leone nel primo quarto contro Indianapolis, ma poi si spegne alla distanza, come tutta la sua squadra. Due touchdown del runningback portano i Titans avanti 14-0, che diventa 17-6 all'intervallo. Il terzo periodo, però, è tutto di marca Colts, che segna due touchdown su corsa con Donald Brown e Andrew Luck, con quest'ultimo in particolare abissimo in una fake play di passaggio. Tennessee prova a tornare sotto, ma ancora Brown porta la segnatura che chiude definitivamente il match. Il touchdown di Delanie Walker serve solo ad arrontondare il punteggio sul 30-27 per i Colts, alla settima vittoria stagionale. Sesta sconfitta invece per i Titans. Andy Dalton comincia la partita contro Cleveland in maniera tragica con due intercetti (nove nelle ultime tre uscite) nel primo quarto, entrambi portati da Joe Haden, e i Browns ne approfittano per salire 13-0. Il secondo periodo, però, è il più prolifico dell'intera storia dei Bengals e la partita cambia padrone. Con 31 punti segnati, record di franchigia come detto, derivanti da quattro touchdown e un field goal, Cincinnati prende il largo e non verrà più riavvicinata dagli avversari. Decisiva la pessima giornata di Jason Campbell, che regala tre intercetti, e la ritrovata vena di Dalton che, pur guadagnando la miseria di 93 yard al lancio, trova ben tre passaggi da touchdown. La difesa concede una segnatura da 74 yard a uno scatenato Josh Gordon e nulla più, mentre l'attacco continua a segnare. Finisce 41-20 Cincinnati, al settimo successo stagionale. Sesta sconfitta per i Browns. Una vera e propria epopea, durata oltre cinque ore tra interruzione per cause naturali (un vento fortissimo ha travolto Chicago) e supplementare la partita tra Ravens e Bears. Il gioco di corse finalmente funziona e Ray Rice gioca una partita sui suoi livelli, con 25 portate per 131 yard e 1 touchdown, ma Joe Flacco è ancora irriconoscibile (17/31 per 162 yard con 1 TD pass e 2 INT). Una delle due palle perse dal quarterback si trasforma in una segnatura da 24 yard per David Bass e il punteggio è sul 10-10. Dopo il touchdown bellissimo di Torey Smith, ancora migliore è quello di Matt Forte, che entra in end zone dopo aver superato l'opposizione della difesa avversaria con una potenza straordinaria. I Ravens sono sotto 17-20, ma nell'ultimo drive offensivo una splendida presa di Dallas Clark a una mano li guida fino alla linea delle 3 yard avversarie. Tre giocate non bastano però per un touchdown e Baltimore si accontenta del field goal che manda le squadre in overtime. Robbie Gould con un calcio da 38 yard da infarto per i propri tifosi, punisce i campioni in carica, ora a quota sei sconfitte. Altrettante sono le vittorie di Chicago finora.


Fondamentali vittorie per Seahawks, Giants ed Eagles in NFC, rispettivamente contro Vikings, Packers e Redskins. Seattle gioca un football superbo e grazie a un preciso ed efficace Russell Wilson (13/18 per 230 yard e 2 TD pass), a un Marshawn Lynch dominante ("sole" 54 yard guadagnate, ma ben 2 touchdown) e a una difesa al solito stellare schiaccia Minnesota e vince la sua decima partita su undici giocate. Uno degli highlight più belli di giornata è la presa in end zone di Doug Baldwin, tanto lanciato splendidamente da Wilson, quanto bravissimo nel mantenere il possesso ricadendo sul terreno di gioco. Tre intercetti per i due quarterback impiegati dai Vikings (due di Christian Ponder e uno di Matt Cassell) tagliano le gambe e le aspirazioni della squadra di Minneapolis e il match si chiude sul 41-20 Seattle, segnando la loro ottava sconfitta finora. Quarta vittoria consecutiva per gli scatenati Giants, che approfittano e non poco dell'assenza di Aaron Rodgers per avere la meglio dei Packers. Scott Tolzien macina per 339 yard al lancio, ma senza passaggi da touchdown e con ben tre intercetti, senza dimostrare la sicurezza necessaria per portare la sua squadra alla vittoria. New York si affida all'affiatata connection Eli Manning – Victor Cruz, che produce 8 ricezioni per 110 yard, e le segnature di Rueben Randle e Brandon Jacobs, oltre all'intercetto ritornato in end zone da Jason Pierre-Paul, sovrastano nettamente Green Bay, fermata a soli 13 punti a tabellone. 27 invece quelli dei Giants che condannano i Packers alla quinta sconfitta stagionale. In un importante scontro divisionale, Philadelphia dimostra di essere in formissima e mette a segno la terza vittoria consecutiva. Nick Foles si concede 298 yard al lancio e 47 palla alla mano e, pur senza TD pass, mette a segno quello su corsa che apre la sfida. Il rendimento di LeSean McCoy si conferma su standard altissimi (20 portate per 77 yard e 2 touchdown) e gli Eagles scappano sul 24-0 fino ad inizio quarto periodo. Due touchdown tanto incredibili quanto spettacolari di Darrell Young e Aldrick Robinson, entrambi con trasformazione da due punti annessa, riportano a sorpresa Washington a un solo possesso di distacco sul 16-24. Il loro ultimo drive offensivo si chiude, però, con un intercetto portato a Robert Griffin da Brandon Boykin e la partita finisce così. Sesta vittoria degli Eagles, settima sconfitta dei Redksins.

Incredibili sconfitte di Texans, Lions e Falcons contro Raiders, Steelers e Buccaneers. La partita tra Oakland e Houston è lo show personale di Matthew McGloin. L'undrafted quarterback sostituto di Terrelle Pryor si concede ben tre passaggi da touchdown, di cui uno meraviglioso per Mychal Rivera, e il resto lo fa un Rashad Jennings in forma strabiliante, con 22 portate per 150 yard e un touchdown da 80 yard annesso. Nonostante tutto, ottima prova dei receiver in maglia Texans ed in particolare di Garrett Graham (7 ricezioni per 136 yard e 1 TD) e di Andre Johnson (10 ricezioni per 116 yard), oltre al più lungo punt return della storia della franchigia, opera di Keshawn Martin per 87 yard. Resta incocepibile il motivo per cui un buon Case Keenum venga sostituito da Matt Schaub in cabina di regia ad inizio quarto periodo. Probabilmente non sarebbe cambiato nulla, ma di certo i Texans gettano al vento l'ennesima opportunità di rivalsa e perdono l'ottavo match consecutivo 23-28 contro i Raiders, alla quarta vittoria stagionale. Un secondo quarto da Leoni non basta a Detroit per superare uno scatenato Ben Roethlisberger e i suoi Steelers. Pittsburgh piazza nel primo e nell'ultimo periodo di gioco due parziali da 14-0, guidati proprio da un Big Ben in grande spolvero (29/45 per 367 yard e 4 TD pass) e da Antonio Brown (7 ricezioni per 147 yard e 2 touchdown), annullando completamente il 27-6 del secondo, provocato in larga parte dalla coppia Matthew Stafford (un impreciso 19/46 per 362 yard con 2 TD pass e 1 INT) – Calvin Johnson (6 ricezioni per 179 yard e 2 touchdown). Un secondo tempo senza passaggi utili per Megatron, unito a una pessima fake play su un field goal, che si conclude con un fumble, portano i Lions alla quarta sconfitta stagionale per 27-37, con gli Steelers che salgono a quota quattro vittorie. Sono quattro i protagonisti dei Buccaneers nella grande vittoria contro Atlanta, la seconda consecutiva dopo otto sconfitte in fila. Un precisissimo Mike Glennon (20/23 per 231 yard e 2 TD pass), uno scatenato Bobby Rainey (30 portate per 163 yard alla mano oltre a 2 ricezioni per 4 yard e 2 touchdown complessivi), un decisivo Vincent Jackson (10 ricezioni per 165 yard e 1 TD) e un dominante Gerald McCoy da 5 tackles e 3 sack sono i fattori principali del successo Bucs. Dall'altra parte l'attacco si sveglia quando la partita è già finita e riesce a limitare i danni sul 28-41, ma i Falcons incappano comunque nell'ottava sconfitta stagionale.



Vincono Cardinals, Bills e Dolphins contro Jaguars, Jets e Chargers. Una grandissima prestazione di Carson Palmer (30/42 per 419 yard e 2 TD pass) annulla le speranze di Jacksonville di vincere la sua prima partita in casa. Danny Noble segna il primo touchdown di squadra tra le mura amiche dell'intera stagione, Maurice Jones-Drew cerca di allungare sul 14-7 per lanciare la squadra, ma è un fuoco di paglia. L'eroe di giornata, oltre al quarterback di Fresno, è Michael Floyd, che guadagna 193 yard con 6 ricezioni e segna uno splendido touchdown da 91 yard, saltando come birilli quattro difensori avversari. Un altro episodio resterà impresso, almeno nella memoria di Andre Ellington. A partita ampiamente acquisita, Ellington porta palla alla mano, ma viene fermato dalla difesa avversaria. Dalla mischia il defensive end Jason Babin esce con una ciocca dei capelli del runningback avversario, che ha perso sicuramente più fisicamente di quanto ha guadagnato in termini di yard nella giornata (8 portate per 3 yard). Il match si chiude sul 27-14 Cardinals, alla sesta vittoria stagionale. Nona sconfitta per i Jaguars. Partita diametralmente opposta per i due rookie quarterback Geno Smith e EJ Manuel nella sfida tra New York e Buffalo. Tanto ha giocato male il primo (8/23 per 103 yard con 3 INT e un fumble), quanto bene il secondo (20/28 per 245 yard e 2 TD pass). All'intervallo il punteggio è su un 20-0 Bills alquanto eloquente della situazione in campo. Chris Ivory (15 portate per 98 yard e 1 touchdown) cerca di riportare i suoi in partita, ma è troppo tardi. Buffalo vince la sua quarta partita in stagione 37-14 e condanna New York, alla quinta sconfitta. La connection Philip Rivers – Antonio Gates è garanzia di successo fin dal 2004 e produce il 59° touchdown della loro accoppiata, ma questo non basta a San Diego per vincere il match contro Miami. Daniel Thomas segna su corsa e pareggia i conti all'intervallo sul 10-10. Ci pensa poi Charles Clay, con un grandissimo touchdown da 39 yard a spaccare in due il match. Finisce 19-15 per i Dolphins, alla quinta vittoria, mentre è sesta sconfitta per i Chargers.

Dopo il bye di settimana scorsa, per i Cowboys arriva il derby decisivo contro i lanciatissimi Giants, mentre per i Rams ci sono i Bears. Questa settimana riposeranno Bills, Bengals, Eagles e Seahawks, ultime squadre a dover scontare la pausa forzata. La sfida tra Broncos e Patriots è di quelle da non perdere, ma si comincia già stanotte con i devastanti Saints opposti ai Falcons in assoluta difficoltà. Let's go!

mercoledì 20 novembre 2013

TOP & WORST NBA - EPISODE 3 (11/11 - 17/11)

Best of the East

Best Team : Chicago Bulls


Una sola vittoria nelle prime quattro giocate non è un inizio che si addice a chi era tra i favoriti ai blocchi di partenza. I Bulls hanno ingranato però la marcia e ora, dopo quattro vittorie consecutive, sono nuovamente tra le prime a Est. Il segreto di questa rinascita del gruppo della Città del Vento si chiama, come da qualche anno a questa parte, difesa. Solamente 93.8 punti concessi ogni 100 possessi, con gli avversari costretti a un misero 40.3% al tiro. Per capire l'importanza della fase difensiva basta dire che nelle sconfitte i Bulls subiscono 103.7 punti di media, mentre nelle partite vinte finora sono solo 84 i punti lasciati ai team affrontati. Se il migliore finora è stato Carlos Boozer, con quasi 17 punti e 8 rimbalzi di media, Derrick Rose sembra invece in ascesa di performance dopo un inizio difficile. Per la sua miglior prestazione dal rientro ha scelto di aspettare la sfida contro gli imbattuti Pacers. Imbattuti fino ad allora, perché Chicago, dopo aver frenato la corsa degli Heat lo scorso anno a 27 vittorie di fila, ha colpito un'altra vittima illustre. Se la vostra squadra è in winning streak, pregate che non passi vicino ai Tori.

Best Player : LeBron James

La sconfitta contro i Celtics dev'essere bruciata e non poco al Prescelto. Vedere e rivedere Jeff Green che spara la tripla della vittoria davanti alla sua faccia deve averlo risvegliato di soprassalto. E il risultato, al solito, è stato terrificante. 34 punti di media nelle tre partite successive, con un 40/57 francamente incommentabile e, ovviamente, altrettante vittorie. Per sei volte nelle prime dieci uscite LeBron si è tenuto oltre il 60% al tiro ed è il secondo miglior marcatore della Lega con 27.3 punti di media a partita. Inoltre, King James è primo anche nelle statistiche dell'effective field goal percentage, che calcola il rapporto effettivo tra tiri da fuori e dentro l'arco, con un mirabolante 66,8%, e dei punti su 100 possessi, a quota 37,86. Il fatto che sia primo come punti nel pitturato (14.4) e tiri con oltre il 50% da tre punti, dimostra ancora una volta il suo valore. Miami ora è la seconda forza di Conference e si dirige ad ampi passi verso la leadership dei Pacers. E ha il miglior giocatore del mondo nel suo roster.

Best of the West

Best Team : Portland Trail Blazers

Otto vittorie, di cui le ultime sei consecutive, sole due sconfitte. Secondo posto a Ovest dietro solo ai sempreverdi Spurs, che hanno subito la loro unica sconfitta finora proprio da Portland. È lecito sognare al Rose Garden? Nessuno si sarebbe aspettato una partenza così dai Trail Blazers. LaMarcus Aldridge ha alzato le sue medie, dopo un avvio non felice, e ora viaggia a 22.2 punti e 9.3 rimbalzi di media a partita, mentre Damian Lillard sta dimostrando, ancora una volta, di non aver vinto il premio di Rookie of the Year dello scorso anno per caso. Il resto lo fa un Nicolas Batum a tutto campo e un roster che, se al completo, può giocarsela quasi con chiunque. Le prossime prove di maturità si chiamano Nets, Bulls e Warriors, tutte da giocarsi in questa settimana ricca di impegni. Tra sette giorni sapremo davvero di che pasta sono fatti questi Blazers e se la striscia positiva si sarà interrotta. Per ora lasciamoli sognare.

Best Player : Blake Griffin


Con l'arrivo di Doc Rivers, Griffin aveva dichiarato che Los Angeles, sponda Clippers, non sarebbe più stata sinonimo di Lob City. Sebbene aspetto sia rimasto e i Clips siano quasi sempre presenti negli highlights della notte NBA, Blake sta giocando delle grandi partite, a prescindere dalle schiacciate. Lo dimostrano i quasi 23 punti di media a partita con quasi 11 rimbalzi annessi, una doppia doppia che in pochi possono vantare nel panorama della Lega. Favorito dalla presenza in playmaking del miglior assistman della Lega, Chris Paul (12.8 a partita), Griffin è però un fattore fondamentale nella serie di vittorie apertasi con i Rockets e nell'attacco più prolifico della Lega, a quota 110 punti a partita. La prossima sfida vede la squadra californiana opposta ai Grizzlies, che li hanno estromessi dai playoff l'anno passato. Non ci può essere stimolo più grande per i Clippers per migliorare ancora e proseguire nella striscia di successi. E Blake è pronto a schiacciare in testa agli avversari, ora più che mai.

Best of the Rest

1. Warriors & Clippers : tre vittorie consecutive la prima, quattro la seconda, per entrambe un più che dignitoso record di 7-3. Le due squadre, tra le più talentuose e spettacolari, oltre che tra le più attese alla vigilia, si stanno risvegliando dal torpore iniziale. I più esperti Spurs e i sorprendenti Blazers sono gli obiettivi da puntare nel mirino, ma in generale si deve raggiungere una buona posizione in attesa della post season. Per poi lottare fino alla fine e dimostrare che non potrà sempre essere un Paese per vecchi.



2. Fattore Target Center : se i Timberwolves possono aspirare a un posto nelle prime otto ad Ovest, finora, è solo grazie alle partite casalinghe. Cinque vittorie e solo una sconfitta, tra cui spicca il successo eccellente contro i Thunder. Per essere sicuri della post-season serve migliorare il rendimento in trasferta e sperare che la sfortuna abbia finalmente abbandonato Minneapolis come negli anni passati. E con un Kevin Love a questi livelli, tutto è possibile.


Worst of the East

Worst Team : Milwaukee Bucks

Scegliere un peggiore nella carneficina prodottasi a Est (l'ottava al momento sarebbe Toronto con un record di 4-7!) è stata un'impresa ardua, ma i Bucks se lo sono guadagnati con pieno merito. Cinque sconfitte consecutive, sette in totale, e una pochezza francamente imbarazzante. 85 punti segnati a fronte di 102 subiti nelle uscite della scorsa settimana con l'impressione che sia solo O.J. Mayo il giocatore degno di nota a roster. Caron Butler e Gary Neal non sono una solida base su cui costruire una squadra, Larry Sanders ha giocato solo tre partite finora, per altro non sui livelli dello scorso anno. Il team è giovane e potenzialmente di talento, ma ha bisogno di non pochi aggiustamenti per tornare almeno a lottare per la post-season. Quest'anno Milwaukee non farà parte della contesa, ma l'estate è ricca di buoni propositi. Arriverà sicuramente qualche regalo in più rispetto a questo magro Natale.

Worst Player : Marcin Gortat


Arrivato dai Suns per essere un fattore con Nenè sotto canestro, Gortat sembra invece aver messo la retromarcia. Nelle ultime quattro partite, con altrettante sconfitte di squadra, il centro ha segnato tre punti in più di quanti ne abbia segnati Kyre Irving nella sola partita giocata e vinta dai Cavs proprio sui Wizards nella notte di sabato. Se Washington non ingrana, parte della colpa è proprio di Gortat, il cui rendimento sembra funzionare solo a rimbalzo. In settimana, un video riproponeva le sue gesta nel tentativo di emulare Hakeem The Dream Olajuwon, uno a caso insomma. Tutti si augurano che non ci provi mai più.

Worst of the West

Worst Team : Sacramento Kings

La Western Conference, purtroppo per i Kings, non è come la Eastern. Due vittorie non bastano per essere ancora in corsa per la post-season, ma valgono anzi il penultimo record, davanti solo ai più che derelitti Jazz di quest'anno. 26° come punti segnati, 28° a rimbalzo e 22° nelle assistenze, ci si chiede se qualcosa stia effettivamente andando bene a Sacramento, dopo aver festeggiato il mantenimento della franchigia in città la scorsa estate. È vero che le sconfitte non sono mai state nettissime, ma è anche vero che non è mai sembrato che una di queste partite potesse essere davvero vinta dai Kings, sebbene Cousins abbia apparentemente e parzialmente abbandonato il suo essere pigro e ingestibile per diventare il leader di questa squadra. Le prossime sei partite saranno tutti scontri divisionali, due contro Suns e Clippers ed uno rispettivamente contro Lakers e Suns. Sembra però che l'unica via percorribile sia un'altra. Tank is the way..

Worst Player : George Lucas III

Insieme a Jefferson, Biedrins e Rush provenienti dai bassifondi di Golden State, è arrivato George Lucas III come free agent, direttamente dai Raptors, a “rafforzare” i Jazz. Ebbene, nella giungla degli orrori partorita da Utah in questo inizio di stagione, scegliamo proprio lui asimbolo assoluto. Perché? Lasciando perdere per un attimo le mere statistiche di 6 punti, 2 rimbalzi e 2 assist scarsi a partita, con un impiego neanche così risicato, concentriamoci su un episodio in particolare. Se su 11 partite la squadra di cui fai parte ne vince una sola e tu, a quell’unica gioia stagionale finora, partecipi con 0/7 al tiro e un terrificante 0/6 da tre punti, meriti di essere il peggiore della settimana. O forse dell’anno.

Worst of the Rest

1. Atlantic Division : con tutte le sue franchigie in record negativo e in losing streak, l'Atlantic Division sembra senza ombra di dubbio la peggiore della Lega. Avevano iniziato bene le outsider Sixers, Celtics e Raptors, ma sembra che lo slancio iniziale si sia ormai concluso, benché le squadre continuino a essere in testa alla division. Knicks e Nets, che dovevano contendersi i posti che contano a Est, vanno sempre peggio (3-6 per entrambe) e sono le delusioni più grandi finora. Quando finirà l'incubo?



2. Wizards & Cavs : come non citare gli ennesimi disastrosi inizi di questa Eastern Conference? Sono quattro le sconfitte consecutive della squadra della capitale, mentre i Cavaliers hanno vinto l'ultima proprio contro Washington in overtime dopo aver perso tre gare in fila, di cui una contro i Bobcats in casa. Se pensiamo che erano date tra le possibili sorprese e in corsa per un posto nei playoff, l'unica cosa da fare è mettersi le mani nei capelli. Wall e Irving devono riprendere a essere decisivi e bisogna ricominciare a correre, se non si vuole restare troppo indietro.