giovedì 30 gennaio 2014

TOP & WORST NBA - EPISODE 13 (22/01 - 28/01)

Best of the East


Best Team: Brooklyn Nets


I Nets stanno cominciando a correre e a correre forte. Su 11 partite giocate nel 2014,Brooklyn ne ha vinte 10, perdendo solo contro i Raptors a Toronto. In settimana ecco la netta affermazione contro i Knicks nel derby, poi la convincente vittoria contro i Magic, quindi il risicato successo contro i Mavericks ed infine la non esaltante, ma comunque importante vittoria sui Celtics. Sono sette le vittorie consecutive in casa festeggiate contro Dallas al Barclays Center, ringraziando soprattutto la serata di grazia di un Mirza Teletovic sempre più uomo chiave delle rotazioni di Jason Kidd. La rivoluzione estiva sta iniziando a rendere come avrebbe dovuto dall’inizio e, nonostante l’infortunio a Brook Lopez, la squadra si è issata a un 20-22 che vale, ad oggi, il settimo posto ad Est. Fatta eccezione per le prime due posizioni, saldamente nelle mani di Pacers e Heat, la terza piazza sempre ampiamente alla portata. Basta continuare a correre.

Best Player: Chris Bosh


L’assenza per infortunio di Dwayne Wade è servita a dimostrare che Chris Bosh è sempre più la seconda pedina più importante del trio delle meraviglie guidato da LeBron James. 24 punti e e 6.2 rimbalzi di media nelle ultime sette uscite di Miami, con il 63.3% al tiro e 17 delle ultime 18 conclusioni a segno tra Lakers e Spurs (striscia ancora aperta). In settimana gli Heat hanno ritrovato un ottimo ritmo con tre vittorie consecutive contro Celtics, LA e San Antonio e, in particolare quella contro i texani, è sembrata una prova di forza davvero convincente da parte dei due volte campioni in carica. Bosh nell’occasione ha giocato solo 26 minuti, ma, con un 9/10 fenomenale e un’intensità di gioco decisiva, ha di fatto spaccato la partita a favore della sua squadra. Che i Big Three in casa Heat non possano fare a meno di lui (vedi impatto sulla serie di finale coi Thunder di due anni fa o il rimbalzo decisivo per la tripla del pareggio di Ray Allen nella famosa gara 6 delle scorse Finals) si sapeva già. Bosh, però, continua a sorprendere tutti.

Best of the West

 

Best Team: Oklahoma City Thunder


Niente da fare, la miglior squadra a Ovest, con o senza Russell Westbrook, sono i Thunder. Sette vittorie di fila, di cui ben cinque negli ultimi sette giorni. Tutti successi di prestigio, fatto salvo per le passeggiate su Kings, Sixers e Celtics, contro avversarie direttissime, quali Blazers e Spurs, e outsider sempre pericolosissime, come Rockets e Warriors. Oklahoma City, che deve fare a meno del suo secondo miglior giocatore dalla notte di Natale, non ha perso slancio e si conferma prima forza (35-10) della Western Conference, di pochissimo seconda assoluta dietro Indiana. Merito anche e soprattutto di un Kevin Durant incommentabile, fenomenale (31.1 punti, 7.9 rimbalzi e 5.2 assist di media) e a un Reggie Jackson (13.4 punti e 4 assist a partita) sempre più una realtà nel ruolo di Westbrook. La squadra, e il suo leader in primis, sembra molto più pronta e matura per sopperire l’assenza della guardia. E, quando rientrerà, ci sarà davvero da divertirsi.

Best Player: Stephen Curry


Dalla clamorosa esclusione dello scorso anno al posto diretto nello starting five quest’anno. L’All Star Game ridarà (e non poteva essere altrimenti), con gli interessi, ciò che ha tolto nella scorsa stagione a uno delle migliori guardie dell’intera Lega. Steph Curry (24.1 punti e 9.3 assist di media) sta giocando un basket eccezionale e, nonostante possa ancora migliorare come percentuali al tiro, è il fattore decisivo per le sorti dei suoi Warriors. Suoi, prima di ogni altro. Nelle tre uscite settimanali contro Pacers, T-Wolves e Blazers, non proprio bruscolini, 31.7 punti, con il 53% al tiro, e 10.7 assist. Peccato solo che, tranne per il successo contro Portland, siano arrivate due sconfitte nelle restanti gare. Golden State (27-18 e sesto posto a Ovest) viaggia ancora a corrente troppo alternata per essere tra le eccellenze di Conference, ma con questo Curry davvero nulla può far paura.

Best of the Rest


OH MY MELO!: incredibile Anthony contro i Bobcats: record di franchigia (superati i 60 di Bernard King del 1984), record di sempre al Madison Squadre Garden (primato strappato a Kobe Bryant, 61 nel 2009) e miglior prestazione stagionale, oltre ovviamente al suo career high. 23/35 al tiro per 62 punti, con 13 rimbalzi (primo dal 2005 a fare un 55+10 dopo LeBron) e 0 palle perse (miglior score senza turnover da quando sono state introdotte). Unica nota “negativa” gli 0 assist (c’è tutto Melo, attaccante maestoso, non altrettanto come passatore). In ogni caso, chapeau.


INCREDIBILE ROSS: nel mese dei career-high, merita sicuramente menzione l’impresa di Terrence Ross51 punti, massimo di sempre per un giocatore in maglia Raptors, a pari merito con sua maestà Vince Carter, con 16/29 al tiro e 10/17 da tre punti. Primo giocatore nella storia della NBA a segnare 50 punti avendone segnati meno di 10 a partita di media, è il quarto giocatore nelle ultime cinque annate ad aver messo a segno un cinquantello senza festeggiare, insieme ad esso, la vittoria. Bravo, bravissimo comunque.


Worst of the East


Worst Team: Detroit Pistons


Passino le sconfitte contro Clippers e Mavericks, ad oggi qualificate ai playoff nel tremendo Ovest, ma perdere due gare in fila contro Bucks e Pelicans è davvero una grande impresa. In negativo, ovviamente. E dire che questi Pistons non sono proprio una brutta squadra. AndreDrummond e Greg Monroe stanno continuando a fare grandi cose sotto canestro, Brandon Jennings è, come al solito, impreciso come percentuali al tiro, ma un ottimo assist-man, JoshSmith non sta giocando benissimo, ma comunque esprime sempre un buon basket. Cosa manca a Detroit quindi? Prima di tutto la difesa. Il defensive rating è a quota 105.5, davanti solo a sei squadre già fuori dalla contesa per la post-season e ai Knicks in crisi nera di questo inizio anno, dietro, per dirne una, anche a disastrati team come Milwaukee. Servirebbe poi un uomo decisivo, che possa tenere in mano la palla che vale una partita. Troppe prime donne e nessun vero motivatore, forse.

Worst Player: Jeff Green


Boston ha vinto due partite delle ultime 16 giocate, non proprio uno score invidiabile. Certo, l’intenzione della squadra di Brad Stevens quest’anno è tankare e avere un’ottima scelta al Draft. A quota 15-31 e con un record in picchiata l’obiettivo sembra più che raggiungibile. Ciò non significa, però, che Jeff Green sia autorizzato a giocare sempre peggio e rovinare un ottimo avvio di stagione, oltre che un processo di crescita che sembrava costante ed efficace. Nel periodo negativo dei Celtics, escludendo la gara coi Wizards, l’ala ha messo a segno 79 canestri su 166 tentativi, sparacchiando soprattutto da oltre l’arco (17/66). L’unica volta che è andato oltre i 25 punti (39 con 14/26 al tiro e 8/16 da tre punti proprio contro Washington), stranamente, è arrivata una vittoria. Green è il futuro degli uomini in verde. E non è solo un gioco di parole!
 

Worst of the West


Worst Team: Los Angeles Lakers



Da oggi lo possiamo dire con certezza: i Lakers sono fuori dalla lotta per i playoff. I nostalgici faticano a vedere la squadra di Los Angeles relegata nei bassi fondi a Ovest, ma la dura realtà è che, con le quattro sconfitte maturate su cinque gare giocate in settimana, non ci sarà possibilità di vederli nemmeno in lotta per la post-season. Dopo la vittoria contro i Raptors, ecco che Bulls, Heat, Magic e Knicks hanno battuto quello che è decisamente il peggior team visto in casa Lakers da davvero moltissimi anni. Pau Gasol (16.8 punti e 10.1 rimbalzi) sembra l’unica stella rimasta a roster, vista l’assenza di Kobe Bryant, e il solo Nick Young (17 punti), insieme con Kendall Marshall (10.5 punti e 9.3 assist), sembra dare un po’ di aiuto allo spagnolo. Il resto è davvero poca cosa, tanto che non si può davvero parlare di tanking, quanto piuttosto di scarsa qualità a roster. Serve guardare al futuro, sperando che arrivi in fretta.

Worst Player: Damian Lillard


Non una grande settimana quella di Lillard, che quest’anno si è confermato la miglior scelta del Draft di due anni fa e tra le migliori guardie nel panorama NBA. 13.8 punti di media con 58 tiri presi e 21 messi a segno, di cui la miseria di 3 sui ben 20 tentati da oltre l’arco. 4 gli assist a partita, accompagnati da 2 palle perse. Non proprio uno score eccellente per un giocatore del suo valore. E il rendimento dei Blazers ne ha risentito. Due vittorie e due sconfitte non è un ruolino di marcia così criticabile, ma se si pensa che Portland era a quota 31-10 prima della scorsa settimana, il tutto assume l’aspetto di una flessione per gli uomini di casa al Rose Garden. Per altro le sconfitte sono arrivate abbastanza nettamente contro Thunder e Rockets, due tra le avversarie dirette ad Ovest e i Blazers sono ora situati al terzo posto di Conference. Servirà il miglior Lillard per tornare al vertice.
 

Worst of the Rest


BAD HOPES: a Est sono tante le squadre che hanno deluso fino a questo punto della stagione. I Knicks (17-27) guidano la fila delle momentanee escluse eccellenti dai playoff, insieme con Cavs (16-28), attesi ad un anno di rinascita nell’utopica speranza di ritrovare LeBron il prossimo anno tra le proprie fila, e Pistons (17-27), dotati di un team di assoluto livello e talento, ma troppo poco efficaci finora. Fatto sta che i tanto derisi Bobcats (19-27), ad oggi, rubano a tutte loro un posto per i playoff.



GRIZZLIES FINALLY OVER ROCKETS: Memphis, prima del doppio scontro in settimana contro Houston, era a quota 0-10 contro le avversarie dirette della Southwest Division. Ecco che, però, Memphis finalmente si è svegliata e ha messo due punti esclamativi nell’eterna lotta contro i Rockets. Due vittorie di fila, record positivo (22-20) e sempre più speranze di raggiungere i Mavericks all’ottavo posto di Conference. Houston, invece, rallenta la sua marcia ed è avvisata. I Grizzlies non sono più quelli di inizio anno.

martedì 28 gennaio 2014

GLI AFFARI NON SI FERMANO MAI



Una delle cose belle del basket è il fatto che il mercato rimanga praticamente sempre aperto e ciò permette alle squadre di poter inserire degli innesti che possono cambiare il volto e il gioco fino a quel momento espressi, oltre che tagliare quei giocatori che non hanno mantenuto le aspettative di inizio stagione. Passato di poco il giro di boa del campionato molte delle 16 squadre sono intervenute sul mercato e, in generale, i nuovi arrivati per ora non hanno sfigurato.
 
L’affare più clamoroso è sicuramente quello relativo a Daniel Hackett, passato da Siena a Milano. Il suo costosissimo trasferimento ha visto un cambio di equilibri nel nostro campionato con Siena che dopo la partenza del suo play ha vinto solo una volta e, solo in quell’occasione, ha raggiunto i 70 punti. Coach Crespi è conscio delle difficoltà della Mens Sana e predica calma giurando che si stanno provando e pian piano trovando nuovi equilibri. Da parte sua Milano ha trovato un giocatore che sin dalla prima partita giocata ha dimostrato la sua caratura. Hackett infatti ha preso per mano i suoi compagni e si è subito dimostrato un leader. È impressionante come il play azzurro sia migliorato in tutte le percentuali, tiro da 3 compreso, suo storico tallone d’Achille. 





L’Olimpia però ha anche pensato di cautelarsi sotto i tabelloni con l’acquisto di Gani Lawal, l’anno scorso devastante a Roma, innesto resosi necessario dopo l’infortunio ad una mano di Samardo Samuels. Lawal non è riuscito a dimostrare lo strapotere che lo aveva reso un pezzo pregiato del mercato viste le prestazioni della scorsa stagione, ma nonostante tutto si è dimostrato un pivot di qualità che sarebbe titolare in tutte le squadre del nostro campionato. Tornando ai campioni d’Italia, questi hanno ricevuto da Milano MarQuez Haynes, che in casacca Olimpia ha combinato ben poco ma che si è dimostrato un play ben diverso da quello visto ad Assago, capace di cambiare i ritmi e di segnare canestri importanti e difficili. Nella città del palio si è poi rivisto Matt Janning, passato da Siena giusto l’anno scorso e poi passato al Cibona Zagabria firmando un contratto con l’NBA Escape che però non gli ha portato fortuna. A proposito di ritorni sono da sottolineare quelli avvenuti a Sassari: il sassarese doc Massimo Chessa e la giovane ala/centro Drew Gordon. Il play-guardia italiano è cresciuto nelle giovanili della Dinamo e qui è rimasto fino al 2009. Dopo aver peregrinato per l’Italia per qualche anno, a gennaio è tornato alla base. Gordon invece la passata stagione era stato messo a disposizione di coach Meo Sacchetti per le ultime partite di campionato in ottica play-off che però hanno visto la squadra sarda uscire al primo turno. Gordon si è quindi accasato al Banvit ma non appena il Banco di Sardegna l’ha cercato non ha esitato a tornare in Sardegna dal momento che in Turchia non riusciva a trovare spazio. Nelle partite giocate fino a questo momento il ragazzo di San Jose ha fatto registrare delle cifre notevoli e la sua valutazione è schizzata a 20,5. A fargli posto ci ha pensato Linton Johnson, accasatosi a Varese (cha ha tagliato Franklin Hassell, a cui era stato affidato l’ingrato compito di sostituire Dunston). Il Presidente, centro atletico, veloce, verticale e a cui piacciono gli alti ritmi, ha esordito subito nella difficile sfida di Masnago contro l’EA7; quello che i tifosi varesini si aspettano è che Johnson torni ad essere il giocatore stratosferico ammirato ad Avellino dal 2010 al 2013 e che anche lui trovi nuovi e positivi stimoli dopo la parentesi sassarese che lo ha visto spesso e volentieri incollato alla panchina. Giocatore che l’NBA non l’ha solo assaggiata non è stato l’unico innesto della Cimberio che prima di lui ha riportato a casa Adrian Banks, una degli “Indimenticabili” della scorsa stagione, acquisto necessario dopo il benservito dato ad Aubrey Coleman, combo - guard che lamentava un dolore al piede ma senza che nessun esame avesse mai evidenziato il benché minimo problema. Banks sembra aver ridato un minimo di vita all’ambiente biancorosso e, a livello personale, i 15,6 punti di media lo incoronano come una delle guardie più temibili del nostro campionato. 


Acquisto di rilievo anche quello messo a segno dalla Grissin Bon Reggio Emilia che ha firmato Rimantas Kaukenas. La guardia, 37 anni ad aprile, ha giocato nel nostro campionato a Cantù e Siena, e proprio nella città toscana ha arricchito il suo palmarès. Ma l’età non più verde, cestisticamente parlando, si fa sentire e infatti la guardia lituana non è riuscita ancora ad esprimersi ai livelli cui eravamo stati abituati. L’Acea Roma si è mossa molto bene sul mercato mettendo a segno due colpi importanti: Bobby Jones e Szymon Szewczyk. Jones in realtà non ha mai cambiato squadra dopo aver giocato la passata stagione nella capitale, ma il suo contratto è stato firmato a novembre tanto che non ha giocato le prime partite dell’anno. Szewczyk dopo gli anni di Avellino e Venezia era rimasto senza squadra e l’Acea ne ha approfittato. Ala grande di 209 cm viene spesso impiegato come centro ma in queste uscite è apparso decisamente fuori forma: coach Dalmonte deve ritrovare dal punto di vista fisico un giocatore che, nonostante qualche chilo di troppo, ha fatto vedere come sia ancora assai capace di giocare a basket e di far sentire il suo peso sotto i tabelloni. Anche Cantù ha messo sotto contratto un centro, si tratta della vecchia gloria Denis Marconato, già in Brianza dal 2010 al 2012. Classe ’75 Marconato nelle sue prime partite di questa stagione ha collezionato 15 minuti sul parquet e, come per Szewczyk, il fisico possente e l’esperienza maturata in 21 anni di professionismo lo aiutano nelle battaglie a rimbalzo con i centri più giovani e atletici. Anche la sorpresa di questa stagione, ossia l’Enel Brindisi, ha operato in sede di mercato. È arrivato in Puglia David Chiotti, centro italo-americano che con una bella stagione a Casale Monferrato si era guadagnato la maglia azzurra e la chiamata da parte dell’Olimpia Milano dove però non è mai riuscito a esprimersi vista la concorrenza di qualità nel ruolo di pivot. Tony Easley è un’ala/centro che Caserta ha messo sotto contratto dopo l’infortunio di Cameron Moore, ottimo nelle partite in cui ha messo piede in campo. Easley è ormai in Italia da 3 anni e la sua verticalità è stata l’arma che ha portato Sassari ai piani alti della classifica nelle ultime 2 stagioni. In Campania arriva via Venezia, dopo che alla Reyer non ha lasciato ricordi indelebili. 


Attiva sul mercato si è dimostrata la Vanoli Cremona che non naviga in buone acque ma che dopo l’arrivo di Pancotto ha trovato delle importanti vittorie. La guardia Kyle Johnson (già visto in Serie A a Montegranaro) e l’ala lituana Donatas Zavackas sono stati gli acquisti che la proprietà ha portato nella città lombarda e che insieme agli americani Chase e Rich sotto la sempre miglior regia di Ben Woodside devono riuscire a far risalire la china alla Vanoli. Il mercato è fatto per rafforzare la squadra, soprattutto nei momenti in cui ci sono delle difficoltà; è questo il caso della Vuelle Pesaro, squadra che non naviga certo nell’oro e che si trova all’ultimo posto della classifica. Ben 3 sono gli acquisti messi a segno: il primo è il play USA Petty Perry, nome sconosciuto ai più, arrivato dal Minsk, campionato bielorusso, dove ha giocato anche l’Eurochallenge. Slovacchia, Romania e Venezuela sono le altre tappe della sua carriera. Deve dimostrare di valere la Serie A. L’esile guardia Ravern Johnson è stato il primo acquisto e avrà sempre più minuti sul parquet visto l’addio di Alvin Young, che ha deciso di passare nella serie cadetta. Luigi Dordei è un’ala/centro che da anni calca i parquet della Legadue e, a 32 anni, ha la possibilità per la prima volta di confrontarsi con la massima serie. 

Il mercato rimane aperto e molte squadre si stanno guardando intorno per poter completare i loro roster. Solo a fine anno sapremo quanto i nuovi innesti abbiano collaborato alla causa della loro squadra e quanto in effetti i nuovi volti arrivati a stagione in corso siano stati importanti e decisivi.

domenica 26 gennaio 2014

LEARNING PROCESS






Con 0.22 secondi sul cronometro, le speranze dei San Francisco 49ers di giocare il secondo Super Bowl consecutivo si sono arenate. Merito di un difensore mostruosamente forte come Richard Sherman che, con un superbo intervento, ha tolto la possibilità del touchdown della vittoria alla squadra di Jim Harbaugh. Sherman a parte però, il quarto quarto della squadra della baia è stato caratterizzato dai tre errori di Colin Kaepernick nei tre drive avuti a disposizione. Fino agli ultimi 15 minuti, il numero 7 rosso-oro aveva giocato una partita eccellente, colpendo la difesa di Seattle con grandi corse e buoni passaggi, poi, nel momento più caldo del match, si è smarrito.
 
Sul primo drive del quarto, è stato sackato alle spalle da Cliff Avril e ha perso palla, recuperata prontamente da Michael Bennett e riportata a pochi metri dalle end zone. Sul possesso successivo ha lanciato corto per Anquan Boldin ed è stato facilmente intercettato da Kam Chancellor. Infine, ha provato una lancio lungo in end zone per Michael Crabtree, ma Richard Sherman ha deviato il pallone, che è finito nella mani di Malcom Smith, mettendo fine alle speranze di gloria di Frisco.  

Nessuno avrebbe immaginato un calo così brusco dopo i primi tre quarti. Il prodotto di Nevada si è preso tutta la responsabilità per i tre errori e lo ha ammesso nella conferenza stampa post gara: “Non ho giocato abbastanza bene per vincere, ho perso palla tre volte. Ho fatto perdere la partita alla mia squadra”. Kaepernick ha dimostrato di essere un giocatore maturo davanti ai giornalisti, ma deve prendere la sconfitta di domenica come un’esperienza da cui imparare. Ha un talento smisurato e deve utilizzarlo meglio. 

Sul primo intercetto la difesa dei Seahawks stava applicando una copertura a zona. Chancellor stava coprendo il flat vicino alla sideline, mentre il cornerback la zona di campo profonda dietro Anquan Boldin. Il ricevitore di Frisco è stato bravo a trovare la crepa nella copertura e si è posizionato in mezzo ai difensori, Kaep però si fidato troppo del suo braccio e ha lanciato. Sfortunatamente per lui, Chancellor è un grande atleta e la copertura designata era proprio una trappola per impedire un passaggio di tal tipo. Queste sono decisioni che deve migliorare, sapeva che sarebbe stato un passaggio rischioso e che un eventuale intercetto avrebbe potuto pesare sul resto della gara. Come è effettivamente successo. 


Anche il secondo intercetto poteva essere gestito meglio. Sherman ha fatto una giocata fenomenale e, molto probabilmente, è più merito del corner che colpa del quarterback. Kaepernick avrebbe potuto lanciare la palla più profonda sull’angolo, dando solo a Crabtree la possibilità di riceverla, ma con un corner fortissimo come Sherman sarebbe anche potuto risultare comunque un incompleto.

Kaepernick è ben cosciente di aver giocato sotto i suoi standard, ma non dimentichiamoci che questa è stata la sua prima stagione completa da starter. Ha avuto i suoi alti e bassi come tanti altri quarterback nella NFL e non vanno sottovalutate le sue prestazioni crescenti che hanno condotto i Niners ad una striscia di 8 vittorie consecutive (playoffs compresi) e che ha ottenuto un grado positivo di 2.7 dall’importante sito Pro Football Focus. Durante la stagione ha corso in maniera meno spettacolare rispetto all’anno scorso, ma molto più efficacemente (28 primi down guadagnati contro 18 dello scorso anno e appena tre fumble contro 7).

Ha un grandissimo potenziale da sviluppare e ha una mobilità superiore al 90% dei quarterback della lega. I suoi problemi maggiori sono arrivati affrontando le grandi difese e proprio su questo aspetto deve lavorare maggiormente. Contro Seattle quest’anno, in due partite al Century Link Stadium, ha lanciato 5 intercetti e perso palla due volte, per un record di 0 vittorie e 2 sconfitte. 



Tenendo conto che Seattle e San Francisco sono due potenze nella NFC è anche probabile che si affrontino nuovamente nel Championship dell’anno prossimo. La buona notizia è che Kaep è circondato da una squadra di primissimo ordine che, tramite l’offseason, potrà migliorare ulteriormente.

L’aspetto a cui dovrà prestare più attenzione, ma che si guadagna soprattutto con l’esperienza, è gestire con più freddezza e lucidità i quarti quarti in svantaggio, compiendo decisioni migliori per portare i suoi alla vittoria. La sconfitta di domenica potrà solo fargli bene da questo punto di vista e dovrà motivarlo a dare il massimo per tornare a provare la grande corsa nel 2014. Le capacità le ha, sta tutto a lui tirarle fuori e diventare l’incubo peggiore per le difese avversarie, anche per quella di Seattle.

mercoledì 22 gennaio 2014

TOP & WORST NBA - EPISODE 12 (14/01 - 21/01)

Best of the East

Best Team: Indiana Pacers


Semplicemente, ad oggi, il miglior team dell'intera Lega. 33 partite vinte e solamente 7 perse, un record spaventoso in casa (21-1) e una striscia di cinque vittorie consecutive ancora aperta. Ciò che sorprende maggiormente è che siano arrivate con un +27 sui Wizards, che hanno vinto quattro delle ultime cinque partite giocate, contro i Kings e poi battendo Knicks, Clippers e Warriors, tre serie pretendenti alla post-season (e non solo) con un distacco medio di 16.6 punti tra punti segnati (108.3) e punti subiti (91.7). Quello che poteva sembrare solamente un bellissimo inizio di stagione si sta trasformando in qualcosa di tremendamente concreto e a lungo termine. Merito, soprattutto, di un Paul George leader assoluto di squadra (23.2 punti, 6.2 rimbalzi, 3.5 assist e 1.85 rubate a partite) e miglior giocatore ad Est visto finora. Gli Heat sono già lontani 4.5 partite. Ora è tutto nelle mani di Indiana.

Best Player: Al Jefferson

Charlotte, specialmente per quanto riguarda il basket, non è di certo un'isola felice. Jefferson, però, oltre al contratto faraonico, ha trovato qualche motivo in più per sorridere. Dopo un inizio di stagione difficile e un infortunio, il centro ex Jazz sta dimostrando il perché i Bobcats hanno puntato tanto, tantissimo su di lui. Nelle cinque partite settimanali, in cui sono arrivate tre vittorie e due sconfitte per i Cats, oltre ad aver trascinato i Miami Heat al supplementare, le medie di Al sono paurose: 26.6 punti segnati di media conditi con 13 rimbalzi e anche 3.6 assist a partita. Non è un caso che Charlotte sia tornata all'ottavo posto utile per i playoff, nonostante il record ancora non sia un granché (18-25). In particolare Jefferson ha riportato un 30+15 (30 punti con 13/17 al tiro e 17 rimbalzi contro i Magic) in casa Bobcats che mancava dal 17 gennaio 2009, firmato Gerald Wallace. A Charlotte è tempo di sognare?

Best of the West

Best Team: Memphis Grizzlies

Peccato per la brutta sconfitta contro i Pelicans, alle prese con una lunga striscia negativa, rimediata nel Martin Luther King Day. Peccato perché in settimana erano arrivate quattro ottime vittorie contro Hawks, Thunder, Bucks e Kings. Se le ultime due franchigie non possono essere un banco di prova, sicuramente Atlanta e, in particolare, Oklahoma City sono due test probanti per chi sta cercando la forma migliore per lottare per qualcosa di grande. Per ora Memphis è tornata ad avere un record al 50% (20-20) e ha risalito la china fino al nono posto ad Ovest, ancora lontano 3 partite da quelli che contano, però. Mike Conley (18.1 punti e 6.3 assist di media) e Zach Randolph (17.1 punti e 10.6 rimbalzi a partita) sono i leader di squadra in attesa che Marc Gasol torni ad essere quello dello scorso anno, riprendendosi dall'infortunio. Per ora, va bene così.

Best Player: Kevin Durant


Semplicemente divino. Manca Russell Westbrook e Oklahoma City è, per la prima volta in questa stagione, in crisi di risultati? Sembra impossibile chiedere qualcosa di più ancora a KD, eppure KD ce l'ha messo da solo, quel qualcosa in più. Nelle quattro uscite settimanali, aperte dalla sconfitta contro i Grizzlies, e chiuse con i tre successi in fila con Rockets, Warriors e Kings, Durant ha totalizzato 39.2 punti di media (!) con quasi 5 rimbalzi e 6.5 assist a partita. Il dato che fa davvero paura è che, a quella allucinante media punti, l'ala dei Thunder abbia abbinato il 57% al tiro, con un picco del 67.9% nel 19/28, con 5/9 da tre punti, nel giorno del suo career high contro Golden State, in cui ha sfornato 54 punti e una prestazione davvero da campione. Riportata OKC al secondo posto, in coabitizione con i Blazers, ad Ovest (31-10), ora si punta dritti a riprendersi quel primo posto ad oggi in mano agli Spurs.

Best of the Rest

1. Terrence Jones dominating: 21.6 punti e 12.2 rimbalzi nelle ultime cinque uscite hanno fatto di Terrence Jones il nuovo idolo in casa Houston. Più giovane dall'epoca di Hakeem The Dream Olajuwon a segnare 30 punti in una partita (36 con 14/20 al tiro nella vittoria sui Bucks), Jones sta diventando un fattore per questi Rockets. Il 28-15, abbinato al quinto posto assoluto della Western Conference, ne sono una dimostrazione perfetta.


2. Clippers come-back: un parziale subito di 32-6, a cavallo tra terzo e quarto periodo, e uno svantaggio di 17 punti a 3.26 dal termine, metterebbero all'angolo chiunque. Non questi Clippers, però. Un fallo stupido di Samuel Dalembert su Blake Griffin scatena la franchigia di Los Angeles che, con Barnes e un Redick scatenato, recupera velocemente lo svantaggio. Ci pensa Crawford a segnare i liberi del sorpasso e Jordan recupera l'ultimo pallone utile per Dallas. Finisce 129-127 per i padroni di casa.


Worst of the East

Worst Team: New York Knicks

Cosa avevo detto la scorsa settimana riguardo l'andare cauti prima di parlare di rinascita Knicks? New York ha ripreso a fare ciò ha fatto meglio finora: perdere nettamente. Dopo la sofferta vittoria coi Suns, ecco sfornate quattro sconfitte di fila, con 10 punti di passivo in casa dei Bobcats, 28 dai Pacers, 14 in casa contro i Clippers e ben 23 nel derby perso al Madison Square Garden contro i cugini dei Nets. Insomma, non proprio quattro partite giocate punto a punto. I 90.5 punti segnati di media in queste quattro uscite sono un dato su cui riflettere e che, striscia vincente esclusa, si protrae da inizio stagione. Il record (15-26), lontano ormai anche da quello di Brooklyn, che si è leggermente sollevata in graduatoria, ha bisogno di una sterzata decisa, non certo di procedere a settimane alterne. Forse questi Knicks non sono ancora attrezzati, soprattutto mentalmente, per vincere.

Worst Player: Carmelo Anthony

Melo è uno di quei giocatori che o ami alla follia o odi alla morte, senza mezzi termini. Quest'anno, però, sta cercando di guadagnare una cattiva reputazione anche tra i suoi tifosi. Ciò che infastidisce di Anthony non sono di certo le medie (26.1 punti e 9.1 rimbalzi a partita), ma il modo in cui arrivano questi dati. Nelle ultime quattro partite (vedi sopra, solo sconfitte pesanti), per segnare i suoi 25 punti di media, Melo ha preso 81 conclusioni, più di 20 a partita, e ne ha messe a segno la miseria di 29, poco più di 7 a gara. Il tragico 4/23 al tiro partorito contro i Clippers, in cui ha però anche raccolto 20 rimbalzi, dato più che onorevole, dimostra come il talento ci sia e sia di quelli cristallini, ma troppo spesso sprecato in un egoismo insensato e un non saper giocare di squadra. Per essere tra i migliori di questa Lega, serve ben altro.

Worst of the West

Worst Team: New Orleans Pelicans


La bella vittoria contro Memphis non può cancellare le ottime prestazioni dei Grizzlies in settimana, ma nemmeno le pessime di New Orleans. Delle 11 partite giocate nel 2014 i Pelicans ne hanno vinte due, l'ultima uscita già descritta e una punto a punto contro i derelitti Celtics di questa stagione. Per il resto solo sconfitte. Spurs, Rockets e Warriors hanno avuto del filo da torcere contro i Pelicans questa settimana e sono certamente tre team superiori alla franchigia della Louisiana, ma ad Ovest, se si vuole lottare per i playoff, bisogna saper vincere qualsiasi tipo di sfida. Il record di 16-24 (era 14-15 nel 2013) ora sembra davvero suonare come una sentenza sulla stagione di Anthony Davis e compagni, che difficilmente recupereranno il deficit sulle posizioni che contano. Più facile che si diano al tanking compulsivo in vista del Draft. Peccato, però.

Worst Player: Andre Iguodala

La settimana appena trascorsa non è certo stata tra le più esaltanti per i Warriors, che hanno subito tre sconfitte da Nuggets, Thunder e Pacers, vincendo solamente contro i Pelicans in crisi nera. I quasi 110 punti di media subiti, che salgono a 117.3 se si esclude il successo su New Orleans, dimostrano che in difesa qualcosa non sta funzionando per il verso giusto. Iggy, tra i migliori difensori di squadra, oltre a questo dato negativo, aggiunge soli 5 punti di media, con 7/27 al tiro e un pessimo 1/11 da tre punti in 33 minuti di media di impiego. Anche le statistiche alla voce rimbalzi (2.5) e assist (3.5) sono deficitarie, segno di un periodo di flessione per l’ex idolo della città dell’amore fraterno. Per ora Golden State ha in mano il sesto posto a Ovest (26-17), ma per le potenzialità che ha a roster potrebbe stare molto più in alto. Tocca anche a Iguodala, però, portarcela.

Worst of the Rest

1. Not Clutching Wolves: not a bit, verrebbe da dire. Altra sconfitta in settimana per Minnesota in una gara punto a punto, questa volta contro i Kings. I Timberwolves sono a quota 19-10 quando la partita si chiude con più di 5 punti di scarto, un ottimo dato, che in prospettiva varrebbe i playoff. Non certo da titolo invece il tragico 0-11 quando la partita si chiude punto a punto. A questi Lupi serve qualcuno che sappia ululare e suonare la carica quando ce n'è più bisogno.


2. Miami? 404 Error Not Found: due vittorie e due sconfitte in settimana per gli Heat, dato non certo esaltante, ancor meno se si calcola che Miami ha vinto contro i Sixers e ha dovuto trascinare i Bobcats al supplementare per averne ragione. Doppia sconfitta, e nemmeno così risicata, invece, contro Wizards e Hawks, due franchigie al momento in lizza per i playoff ad Est. I Pacers, nel frattempo, stanno scappando. Gli Heat, senza D-Wade, hanno perso lo slancio per rincorrerli?

SERIE A: PAGELLE DI META' STAGIONE

Terminato il girone di andata è giusto tirare le prime somme e riflettere su quello che le squadre hanno dimostrato in questa prima parte di stagione.

ENEL BRINDISI: voto 8,5

È sempre bello quando a metà stagione si trova in testa al campionato chi non ci si aspetta. L’Enel Brindisi è sicuramente la sorpresa di questa metà stagione dal momento che, con un record di 11-4, guarda dall’alto le restanti 15 squadre. Tutto ciò è stato possibile grazie alla società che ha saputo trovare ottimi giocatori ad un prezzo ragionevole in sede di mercato, ad un Piero Bucchi che ha ritrovato il sorriso dopo le critiche e gli zero tituli dell’esperienza milanese, e ad un gruppo di giocatori che stanno facendo sognare i tifosi pugliesi. A trascinare i biancoblu ci hanno pensato un Jerome Dyson straordinario e la costante crescita di Delroy James e Folarin Campbell.
MATRICOLA IMPAZZITA


ACQUA VITASNELLA CANTU’: voto 8

Ci si aspettava una squadra forte, certo, ma non così tanto. Cantù è una compagine che ha ormai una certa esperienza e che da anni ricopre una posizione tra quelle nobili del nostro campionato. Coach Sacripanti nella sua terra sta coltivando un orto sempre più ricco e di miglior qualità. Ragland ha confermato di essere un play di primo piano, Aradori è una presenza fissa e Uter, nonostante non sia un gigante, ha saputo dominare sotto i tabelloni.
SARA’ LA VOLTA BUONA?

EA7 EMPORIO ARMANI MILANO: voto 7,5

La squadra c’è, i soldi anche. Una realtà importante per il basket italiano anche in ottica europea, l’Olimpia dopo un avvio così così ha iniziato a macinare vittorie. L’oneroso acquisto di Hackett ha portato i suoi buoni frutti dato che il ragazzo di Forlimpopoli ha già vestito i panni del leader. Langford fa capire a tutti gli altri cosa voglia dire essere un campione, Gentile e Melli continuano il loro percorso di maturazione e inoltre Lawal, arrivato a stagione in corso, sta crescendo in maniera esponenziale. Il centro ex Roma e Hackett possono rivelarsi le armi migliori per cercare di vincere lo scudetto.
FAVORITI

MONTEPASCHI SIENA: voto 7

Non si prospettava una stagione da dominatori per i biancoverdi e così è stato. La partenza di Hackett ha indebolito la compagine toscana che ha trovato in Hynes un buon play ma non decisivo. Green e Carter sono stati discontinui e sta ai lunghi Ress e Hunter portare la maggior parte del carico sul groppone. Il gioco espresso è comunque buono, l’esperienza dei giocatori ha un certo peso ma ad oggi ci sono squadre cui Siena, dopo tanti anni, si deve inchinare.
IN FASE DI RESTAURO

ACEA ROMA: voto 7,5

Non si riesce a trovare un vero trascinatore nell’Acea di quest’anno e ciò è positivo perché vuol dire che ognuno ha messo il proprio contributo e ha aiutato la squadra quando è stato chiamato in causa. Dalmonte dimostra di essere uno dei migliori coach in circolazione e, con una squadra sulla carta non tra le più forti, riesce a dare filo da torcere a tutte le compagini nostrane. Menzione speciale per Jimmy Baron che, dopo un inizio stentato, ha iniziato a bombardare da lontano i canestri dei vari palazzetti.
QUANDO L’UNIONE FA LA FORZA

BANCO DI SARDEGNA SASSARI: voto 7

L’impressione è quella che sia meno devastante rispetto alle scorse stagioni ma che riesce a stare nelle posizione alte della classifica grazie alla chimica di squadra che, dopo tanti anni insieme, si riesce ad avere Travis Diener e Marques Green sono play di primo piano che però non stanno rendendo al meglio e allora la parte del leone tocca farla a Drake Diener, letale in ogni uscita. La coppia di ali Caleb Green - Omar Thomas è una delle più forti del campionato, starà a coach Sacchetti sfruttarli al meglio.
GRADITA CONFERMA

GRISSIN BON REGGIO EMILIA: voto 6,5

A fine girone era a detta di molti la squadra più in forma. In effetti col passare dei mesi la Grissin Bon ha avuto sempre più coscienza del suo reale valore; da notare il grande equilibrio della squadra che ha in James White la sua stella e in Troy Bell, Greg Brunner e Andrea Cinciarini i fidi gregari. Importante è il peso specifico che il play azzurro riveste per la squadra e la crescita del giovane centro Riccardo Cervi.
SPUMEGGIANTE


UMANA VENEZIA: voto 5,5

È vero che è entrata nella Final Eight ma è vero anche che è un campionato livellato verso il basso. L’inizio è stato difficile e a pagare è stato coach Mazzon, sostituito dall’esperto Zare Markovski, che non starà facendo i miracoli ma che è estremamente concreto. Del cambio in panchina ne ha approfittato soprattutto Andre Smith, in ombra nella prima parte di stagione, mentre il cecchino Donell Taylor deve trovare la svolta nella seconda parte di stagione.
TUTTA DA SCOPRIRE

SIDIGAS AVELLINO: voto 4,5

Nomi da capogiro, casse (sembrerebbe) piene, il miglior coach della passata stagione. Eppure la Scandone non è riuscita a centrare l’obiettivo Final Eight. Cosa di preciso non vada in questa squadra è difficile da capire, forse i giocatori non riescono a trovare un’identità che permetta loro di esprimersi al meglio sul parquet. Jeremy Richardson e Taquan Dean sono le più grandi delusioni, mentre Lakovic e Ivanov sono stati tutt’altro che decisivi. La qualità c’è, bisogna trovare la chiave per far rendere la squadra al meglio e portarla verso le prime posizioni della classifica.
DELUSIONE

PASTA REGGIA CASERTA: voto 6

Squadra corta ma con tanto cuore, chiamata a giocare per la salvezza che, di questo passo, può arrivare molto tranquillamente. Stephon Hannah e Jeff Brooks sono le frecce più velenose nella faretra di coach Molin, che può contare anche sulle varie motivazioni dei suoi italiani. L’infortunio di Cameron Moore può rappresentare più di un problema, starà a Easley metterci una toppa.
PASSIONALE

GRANAROLO BOLOGNA: voto 5,5

La media tra una prima parte di stagione eccezionale e la parte finale segnata dalle sconfitte. La squadra ha delle buone individualità e sono emerse in particolare quelle di Dwight Hardy e di Matt Walsh. Le V Nere si sono arenate in questo ultimo periodo, non riuscendo a portare a casa il referto rosa. A Casalecchio i tifosi non vogliono più vedere gli spettri della passata stagione, dunque sta alla squadra tornare a marciare sulla retta via.
GIANO BIFRONTE

GIORGIO TESI GROUP PISTOIA: voto 6,5

Dopo le prime giornate sembrava già condannata a ritornare nella serie cadetta ma poi ha iniziato a far valere il fattore casalingo e così è riuscita a portare a casa 6 vittorie che quest’anno, per una squadra che punta alla salvezza, sono manna dal cielo. Parte del merito va a coach Moretti che puntando sulle qualità dei suoi uomini, in particolare l’atletismo degli americani, sta costruendo per Pistoia un futuro griffato ancora “Serie A”.
SPIRITO DI SOPRAVVIVENZA

CIMBERIO VARESE: voto 4,5

Tutt’altra squadra rispetto a quella dell’anno scorso. Nonostante parte degli “Indimenticabili” siano rimasti all’ombra del Sacro Monte, quest’anno Varese sta trovando delle difficoltà inimmaginabili. L’asse play-pivot è praticamente inesistente e coach Frates, come il cav. Cimberio ha sbottato, non è esente da colpe e la sua panchina scricchiola parecchio. La società si è presa la colpa per la costruzione sbagliata della squadra ed è sempre vigile sul mercato. La piazza varesina è particolarmente bollente, tocca ai giocatori rispondere sul campo all’affetto che i tifosi continuano a non far mancare.
UNA SCOSSA PER LA SVOLTA


VANOLI CREMONA: voto 5

L’esonero di coach Gresta e l’arrivo di Cesare Pancotto sembra aver portato un vento nuovo sul Palaradi ma purtroppo la squadra non ha raccolto un granché. L’infortunio di Brian Chase non ha aiutato la Vanoli che però ha visto crescere le prestazioni di Ben Woodside (a rischio taglio per qualche tempo) e Jarrius Jackson. Per la salvezza ci sarà da lottare, sarà importante per la squadra trovare dei riferimenti in campo e fuori e soprattutto migliorare in difesa.
SUL FILO DEL RASOIO

SUTOR MONTEGRANARO: voto 5

Ha gli stessi punti di Cremona e un roster probabilmente meno competitivo soprattutto dopo l’addio di Collins, l’uomo più in forma e di maggior talento. Coach Recalcati è l’uomo giusto per costruire una salvezza che quest’anno sembra particolarmente difficile. Il Charlie si è pubblicamente lamentato della gestione societaria e delle condizioni di lavoro impossibili, segno forse anche di un certo nervosismo, giustificabile vista la delicata situazione che a Porto San Giorgio stanno vivendo.
ALLARME ROSSO

VICTORIA LIBERTAS PESARO: voto 4

Un voto valido sia per la società che per la squadra. La società ha costruito una squadra non da Serie A, di cui si salva solo O.D. Anosike, giovane centro USA uscito da Siena University e già pezzo pregiato del mercato. La squadra non riesce a far valere in campo quello che coach Sandro Dell’Agnello costruisce in settimana. Finalmente è arrivata la firma di Petty, un play che, con Anosike, dovrà cercare di portare i marchigiani fuori dall’oblio e avvicinarsi alla salvezza, obiettivo che oggi è solo un miraggio.
NOBILE DECADUTA